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Marcello Viola
Marcello Viola, Giuseppe Amato e Maurizio Romanelli: sono questi i nomi dei tre candidati alla guida della procura di Milano che finiranno al plenum nelle prossime settimane. Nomi scelti ieri dalla V Commissione del Csm, dopo l’audizione dei nove candidati che avevano presentato domanda per succedere a Francesco Greco e che hanno sfilato davanti ai componenti della direttivi nei giorni scorsi per illustrare i propri curricula. Sono state due le preferenze per il procuratore generale di Firenze Viola, quelle dei togati Antonio D’Amato (MI) e Sebastiano Ardita. Per Amato, attualmente alla guida della procura di Bologna, è arrivato il voto del togato di Unicost Michele Ciambellini, mentre a fianco dell’attuale aggiunto milanese Romanelli si è schierata la collega di Area Alessandra Dal Moro. Due le astensioni, quelle dei laici Fulvio Gigliotti (eletto in quota M5S) e Alessio Lanzi (Forza Italia). Prima che le proposte arrivino al plenum toccherà attendere che i relatori scrivano le motivazioni delle rispettive delibere, a seguito delle quali toccherà attendere il concerto della ministra della Giustizia Marta Cartabia. La situazione è incerta e tutto dipenderà ora dal plenum, che potrebbe cambiare le carte in tavola. Ma questa volta l’immotivato imbarazzo legato al nome di Viola, recentemente uscito sconfitto dal confronto con l’ex procuratore di Palermo Francesco Lo Voi nella corsa per la guida di Roma, potrebbe essere messo da parte. La sensazione, stando ai rumors interni a Palazzo dei Marescialli, è che le scorie del caso Palamara, data anche l’ormai imminente fine di questo travagliato quadriennio, possano essere messe da parte, per dare il giusto ristoro alla vittima incolpevole della cena all’Hotel Champagne. Il suo nome, infatti, era quello tirato in ballo dai partecipanti alla cena del 9 maggio 2019 - alla quale presero parte l’ex capo di Anm Luca Palamara e altri cinque membri del Csm, assieme ai deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti -, come scelta in discontinuità con l’era di Giuseppe Pignatone. Ma pur essendo totalmente all’oscuro delle manovre alle sue spalle, Viola si ritrovò presto fuori dai giochi e beffato anche al secondo “turno”, dopo l’annullamento della nomina di Michele Prestipino, ritenuta illegittima dalla giustizia amministrativa. Milano, dunque, potrebbe rappresentare il risarcimento per lo scippo subito nel 2019, quando la V Commissione aveva già scelto il suo nome alla guida di Palazzo Clodio, salvo poi metterlo da parte. Il nome meno quotato sarebbe quello di Romanelli, che nonostante l’alto profilo avrebbe comunque meno titoli dei suoi avversari. La preferenza accordatagli dalla togata Dal Moro rappresenterebbe una scelta di continuità territoriale, dato che si tratta dell'unico candidato interno alla procura milanese. A supportare la candidatura di Amato, invece, la sua esperienza in una procura distrettuale. Ma il curriculum più completo rimarrebbe comunque quello di Viola, che vanta la passata esperienza alla guida di una procura impegnativa come quella di Trapani, «ufficio requirente particolarmente impegnativo - era stato evidenziato nella relazione a supporto della sua candidatura alla guida di Piazzale Clodio -, in quanto avente competenza su un territorio storicamente interessato da rilevante e radicata presenza di criminalità organizzata di stampo mafioso». Ma anche l’esperienza a Firenze non sarebbe da meno, trattandosi di una «procura generale di primaria importanza nazionale», contraddistinta «da una struttura organizzativa significativamente complessa», che gli ha consentito di misurarsi anche «con i complessi compiti afferenti all’attività di vigilanza e controllo demandata al procuratore generale presso la Corte d’appello nei confronti dei procuratori della Repubblica del distretto». A ciò si aggiunge che il magistrato risulta essere quello più anziano professionalmente. Il successore di Greco si troverà comunque a dover occupare una poltrona che scotta, data la guerra intestina scoppiata nel Palazzo di Giustizia di via Carlo Freguglia, devastato dai veleni del caso Amara e dagli strascichi del processo Eni. Una procura, soprattutto, che vede sotto inchiesta due procuratori aggiunti (Fabio De Pasquale e Laura Pedio) e due sostituti (Paolo Storari, per il quale è stata chiesta una condanna a 6 mesi, e Sergio Spadaro, attualmente in forza alla procura europea), tutti coinvolti nei casi Eni. Attualmente alla guida della procura si trova Riccardo Targetti, che andrà in pensione ad aprile. Qualora non si dovesse arrivare ad una nomina entro quella data, a prendere il suo posto sarebbe proprio De Pasquale.