Marcello Viola è il nuovo procuratore capo di Milano. Lo ha deciso il
Plenum nell'assemblea del 7 aprile 2022. L'ormai ex procuratore generale di Firenze ha ottenuto 13 voti a favore. Sei voti per il procuratore aggiunto di Milano,
Maurizio Romanelli e 3 per il procuratore capo di Bologna,
Giuseppe Amato. Infine, tre gli astenuti. La decisione finale è arrivata dopo circa tre ore di discussione, meno di quanto preventivato in apertura di dibattito dai consiglieri laici e togati che avevano chiesto lo slittamento della pratica alla giornata di domani.
Viola primo "Papa straniero" della procura di Milano
Viola prenderà le redini di una delle Procure più importanti d’Italia, dopo che a novembre il procuratore
Francesco Greco è andato in pensione e le redini dell’ufficio sono passate al procuratore facente funzioni
Riccardo Targetti. Quella del nuovo Procuratore di Milano era una scelta delicata, dopo mesi di tensioni e contrasti che hanno diviso l’ufficio, rimbalzando su tutte le prime pagine dei giornali. Tensioni che ruotavano attorno all’ex procuratore Greco, al pm
Paolo Storari e ad alcuni aggiunti e che sono finite davanti al Csm e al centro di indagini della Procura di Brescia. E proprio per questo molti consiglieri, nel corso della discussione di questa mattina, hanno chiesto di scegliere una figura «in discontinuità» con la precedente gestione dell’ufficio, come ha chiesto il consigliere
Nino Di Matteo che ha ricapitolato tutte le tensioni nate a Milano dopo la sentenza di primo grado del processo
Eni-Nigeria, finita con l’assoluzione di tutti gli imputati, con i verbali secretati dell’ex legale esterno dell’Eni
Piero Amara sulla Loggia Ungheria. Viola era dato favorito fin dalla vigilia. Aveva incassato due importanti voti in commissione, quelli dei togati
Antonio D’Amato di Magistratura indipendente, che ha presentato la sua candidatura al
Plenum, e dell’indipendente
Sebastiano Ardita. Alle spalle ha una lunga esperienza nella lotta alla mafia e ha incassato importanti risultati investigativi quando era sostituto procuratore a Palermo e nel ruolo di Procuratore a
Trapani. Viola - il cui nome era comparso anche nelle conversazioni dell’ex magistrato
Luca Palamara - ha presentato domanda anche per il posto di procuratore capo di Palermo e per quello di Procuratore nazionale antimafia. È stato in lizza anche per guidare la
Procura di Roma, ma il Csm gli ha preferito
Francesco Lo Voi, che ha lasciato Palermo per la Capitale.
Procura di Milano, Romanelli era l'unico candidato interno
L’unico candidato «interno» alla
Procura a Milano era quello di
Maurizio Romanelli, che in commissione ha incassato il voto della collega di Area
Alessandra Dal Moro, che ha assicurato come Romanelli, dopo le recenti tensioni, sia «assolutamente in grado di ricompattare la Procura». Romanelli il suo ingresso in procura lo ha fatto nel 1992, quando è entrato a far parte della Direzione distrettuale antimafia, seguendo da vicino le grandi inchieste sull’espansione della
’ndrangheta al Nord Italia. Negli ultimi mesi sotto la sua guida sono nate alcune delle inchieste più delicate che coinvolgono il mondo politico, come quelle su
Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle, oltre alle indagini sulle plusvalenze dell’Inter e quelle sui docenti universitari e i concorsi truccati. In lizza per guidare al
Procura di Milano c’era anche l’attuale Procuratore di Bologna
Giuseppe Amato, sostenuto dal voto in commissione dalla toga di Unicost
Michele Ciambellini, che ha sottolineato le sue qualità di grande giurista e di efficiente organizzatore. É l’unico dei tre candidati ad avere all’attivo tre incarichi direttivi, prima a Pinerolo, poi
Trento e poi nel capoluogo emiliano - dove ha coordinato importanti indagini contro la criminalità organizzata - dopo un periodo nel pool antimafia di
Roma.
Marcello Viola procuratore di Milano, parla il consigliere Antonio D'Amato
Il consigliere togato
Antonio D’Amato, relatore della proposta a favore del conferimento dell’incarico direttivo di Procuratore della Repubblica di Milano a favore del dott.
Marcello Viola, attuale Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di
Firenze ne ha sottolineato «le rilevantissime capacità investigative, a partire dalla direzione che ha impresso alle indagini alla Procura di Trapani, che ha guidato per 5 anni. Periodo in cui la Procura è stata oggetto di gravi intimidazioni, proprio per la grande capacità dimostrata nelle indagini di criminalità organizzata, in un territorio storicamente interessato da una rilevante e radicata presenza delle mafie». «Ha trattato diverse indagini delicatissime a partire da quelle svolte presso la DDA di Palermo come quelle sul clan mafioso legato alla famiglia Badalamenti e ha svolto numerose e complesse rogatorie internazionali».