Ricordate
il caso che vi abbiamo raccontato nel 2020 riguardante due esposti al Csm per presunte intimidazioni ad un praticante avvocato da parte di un sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo e di un Tenente colonnello della Guardia di Finanza? Ricapitoliamo.
La vicenda in sintesi
I due avrebbero convocato con un pretesto il giovane praticante E.F., lo avrebbero chiuso in una stanzetta, intimidito con urla e minacce, obbligato a spegnere il cellulare, gli avrebbero negato il diritto di appellarsi al segreto professionale e lo avrebbero torchiato per tre ore e mezza per estorcergli informazioni su un importante cliente dello studio, Gianfranco Cerea, che aveva concluso una procedura di voluntary disclosure per un rimpatrio di capitali dall'estero. Aggiungiamo che la Procura aveva sottoposto ad intercettazione l'auto del praticante e la sua utenza. Secondo la Procura esistevano a carico di Cerea gravi indizi di esibizione di atti falsi: non sarebbe stato un collezionista ma un vero mercante d'arte. Qualche settimana fa Cerea è stato condannato in primo grado a tre anni di carcere per false dichiarazioni nella voluntary disclosure. Ma non è questo il punto, bensì un altro: durante il dibattimento sarebbe stato confermato quanto scritto nei due precedenti esposti riportati da questo giornale.
Qual era il problema?
Gli esposti riportavano la versione del ragazzo ma gli avvocati avevano chiesto di acquisire le trascrizioni delle telefonate intercettate per provare quanto riferito dal praticante. Solo che, a loro dire, la documentazione inviata dalla Guardia di Finanza alla Procura, affinché fornisse spiegazioni per l'istruttoria aperta dal Csm, risultava «inspiegabilmente priva delle chiamate intercettate sull'utenza telefonica in uso al dottor Ferrara il cui contenuto è particolarmente importante ai fini dell'accertamento della responsabilità disciplinare in oggetto». Adesso quelle telefonate sono note.
Il nuovo fascicolo al Csm
Lo si evince da un nuovo esposto, presentato da Cerea stesso questa volta, e indirizzato alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia, al Ministro dell'Economia Daniele Franco, alla sezione disciplinare del Csm e al suo vice presidente David Ermini. Abbiamo avuto modo di visionarlo e vi leggiamo che "
la vicenda riportata da Il Dubbio ha suscitato in me - scrive Cerea -
comprensibile disagio. [...] La presente iniziativa nasce perché il dibattimento che si è svolto davanti al Tribunale di Bergamo - con l'acquisizione delle trascrizioni di undici telefonate del dottor E.F. ha confermato quanto evidenziato negli esposti del 2020", presentati dagli ex avvocati che seguivano la procedura di voluntary disclosure.
Le telefonate trascritte
Prima dell'interrogatorio il dominus raccomanda a Ferrara di opporre il segreto professionale. Terminato l'incontro con pm e finanzieri, Ferrara chiama in evidente stato di prostrazione una collega di studio. Piange e confessa: «
Mi sono sentito morire Francesca tre ore e mezza come se fossi un delinquente -
ma il Pubblico Ministero che mi commenta si sta approcciando con disinvoltura alla professione legale. Ma che vergogna -
ma erano cinque contro uno. Mi hanno fatto sentire un delinquente. Adesso capisco quale sia il metodo Di Pietro. Con il Comandante gliel’ho detto mi sta inducendo a dire cose che non ho detto, che non sto pensando … mi sta inducendo a rispondere cose che … che vuole che scriva … vuole scrivere lei». Poi chiama l'avvocato di studio Stufano: «
tre ore e mezza davanti al Pubblico Ministero. La prima cosa che mi hanno detto c’è qui il pubblico ministero – tanto a fare terrorismo psicologico – quindi se dichiara il falso è false dichiarazioni al PM”. Replica Stufano: «
Ho chiamato … alla tenenza, mi ha risposto uno, mi fa no, non glielo posso passare dico: scusi, sono l’avvocato … ma che cazzo è in stato di sequestro? Abbia pazienza! … ma è sequestro di persona!». Poi un'altra telefonata alla collega in cui riferisce la conversazione con Stufano: «
Dice che il loro comportamento è stato scorretto, illegale, illecito, che ci sono gli estremi di un abuso … quindi poter procedere con un esposto dacché ... anche il segreto professionale loro mi hanno costretto a violarlo». Secondo Cerea, come si legge nel nuovo esposto, «le telefonate appena richiamate sono state oggetto di un accurato depistaggio degli inquirenti volto, da un lato, a nascondere al Csm ed alla Procura Generale di Brescia l’esistenza di queste telefonate e, dall’altro, a confondere le acque riportando nei brogliacci una serie di particolari pacificamente falsi. Particolarmente significativa, a riprova dell’evidente depistaggio, una nota nella quale viene prospettato – cosa francamente ridicola – che queste telefonate non sarebbero state trascritte perché ritenute ininfluenti dagli operanti della GdF». Come se non bastasse, «all’udienza del 29 ottobre 2021 presso il Tribunale di Bergamo E.F, nel corso del suo esame dibattimentale, ha confermato di avere subìto le illecite pressioni di cui agli esposti presentati». Abbiamo chiesto all'avvocato E.F. un commento ma ha declinato il nostro invito.
La richiesta
Pertanto Cerea chiede al Csm di «valutare l’operato della Procura della Repubblica di Bergamo anche alla luce delle dichiarazioni rese dal procuratore Capo alla giornalista de Il Dubbio che ne aveva dato conto nell’articolo apparso il 17.11.2020 (“questa procura, che ribadisce piena fiducia nel corretto operato del magistrato e dell’ufficiale della Guardia di Finanza, per quanto di sua specifica competenza, provvederà ad analizzare approfonditamente i contenuti di questo esposto, riferendo a chi di competenza e valutando la condotta di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda”)». Ovviamente, se il Procuratore di Bergamo volesse commentare la vicenda noi siamo qui, come l'altra volta, in cui riportammo la difesa del suo sostituto , che aveva negato categoricamente la ricostruzione riportata nei primi due esposti.