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Disagi, incertezza e paure, pur nella consapevolezza che rispettare le norme approvate dal governo sia l’unico comportamento possibile. Così gli avvocati italiani stanno provando, giorno per giorno, a gestire la loro attività professionale: il decreto legge 11/2020 che ha disposto il rinvio d’ufficio delle udienze e la sospensione dei termini ha fornito le prime indicazioni omogenee su tutto il territorio nazionale e il Consiglio Nazionale Forense è in contatto costante col Ministero della Giustizia. Intanto, il Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria presso il Ministero della Giustizia ha emanato un provvedimento che individua “collegamenti da remoto per lo svolgimento delle udienze civili e delle udienze penali”. Nel settore civile, stabilisce che “le udienze civili possono svolgersi mediante collegamenti da remoto organizzati dal giudice utilizzando i seguenti programmi attualmente a disposizione dell’Amministrazione: Skype for Business e Teams”. Collegamenti che dovranno avvenire su dispositivi dell’ufficio oppure su quelli personali dei giudici. Nel settore penale, invece, le udienze “si svolgono, ove possibile, usando strumenti di videoconferenza già a disposizione degli uffici giudiziari e degli istituti penitenziari”. In alternativa, possono venire usate le stesse piattaforme online previste per il civile, “laddove non sia necessario garantire la fonia riservata tra la persona detenuta, internata o in stato di custodia cautelare ed il suo difensore e qualora il numero degli imputati consenta la reciproca visibilità”: