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«Con il decreto legislativo sulla presunzione di innocenza non si potrà più definire "colpevole" un imputato-indagato né nella comunicazione dei processi, né nei provvedimenti giudiziari. Un bavaglio? Assolutamente no, ma il semplice rispetto dei principi costituzionali». Così a Coffee Break, in onda su La7, il Sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, che poi ha proseguito: «Ci sarà uno stop anche ai nomi ad effetto mediatico per identificare le inchieste e le conferenze stampa saranno consentite soltanto ai procuratori e solo con provvedimento motivato da ragioni di interesse pubblico. Non si tratta di una rivoluzione copernicana ma del doveroso ripristino di quanto stabilito dalla nostra Costituzione», ha concluso. Sul recepimento della direttiva Ue sulla presunzione d'innocenza si è espresso ieri il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, all'esito del dibattimento di primo grado in abbreviato "Rinascita Scott", conclusosi con la condanna di 70 persone e l'assoluzione di altre 20. Gratteri ha dichiarato, polemicamente, che si tratta di «70 presunti innocenti», lanciando poi una stoccata alla riforma penale nel suo complesso. «La riforma Cartabia a me non lega niente e non cuce nessuna bocca visto che sono qui a parlare con i giornalisti. Io non sono una persona che ha timore di niente e di nessuno, dico sempre quello che penso e se non posso dire la verità è perché non la posso dimostrare, non ho nessun problema», ha affermato. «Continueremo a parlare e a spiegare all’opinione pubblica che ne ha diritto. Ancora in Italia non è stato vietato il diritto di informazione e della stampa. L’unica cosa che mi dispiace è che ho visto la categoria dei giornalisti, i Consigli dell’Ordine dei giornalisti, sia a livello nazionale che a livello locale e regionale, molto timidi nella protesta. Quasi che ai giornalisti - ha dichiarato - vanno bene queste direttive per fare il loro lavoro. Mi ha meravigliato non poco questo atteggiamento timido dei rappresentanti dei giornalisti».