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Dopo non pochi sforzi di mediazione oggi finalmente le commissioni giustizia della Camera e del Senato hanno approvato i pareri allo schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza. Alla Camera tutti favorevoli, anche Fd'I, fatta eccezione per l'Alternativa c'è. Al Senato voto unanime. Cosa cambia rispetto al testo uscito dal Cdm? Nei casi di «particolare rilevanza pubblica dei fatti» rimane la possibilità di indire da parte del procuratore della Repubblica, o un magistrato delegato, conferenze stampa ma la decisione di convocarle «deve essere assunta con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che lo giustificano». Lo stesso principio vale per la comunicazione delle forze di polizia giudiziaria, in quanto se resta, rispetto al testo originario, il fatto che «il procuratore della Repubblica può autorizzare gli ufficiali di polizia a fornire, tramite propri comunicati ufficiali oppure proprie conferenze stampa, informazioni sugli atti di indagine compiuti o ai quali hanno partecipato», tuttavia - e questa è la novità - «l’autorizzazione è rilasciata con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che lo giustificano». Inoltre si deve «prevedere un procedimento più snello per la correzione dell’errore in riferimento alla salvaguardia della presunzione d’innocenza» . Un ulteriore aspetto molto importante è che «sia specificato all’articolo 314 del codice di procedura penale che la condotta dell'indagato che in sede di interrogatorio si sia avvalso della facoltà di non rispondere non costituisce, ai fini del riconoscimento della riparazione per ingiusta detenzione, elemento causale della custodia cautelare subita». Il relatore in commissione alla Camera Enrico Costa (Azione, +Europa) aveva presentato la scorsa settimana un parere che imponeva una stretta più severa ai rapporti tra stampa e pm, eliminando la facoltà di tenere conferenze stampa. Tuttavia si dice «contento che il lavoro e l'impegno abbiano portato a una condivisione su una proposta al governo sulla presunzione di innocenza». E aggiunge: «Il procuratore non potrà più svegliarsi la mattina e convocare i giornalisti, perché ci vuole un interesse pubblico, senza il quale deve limitarsi al comunicato ufficiale». Il bilancio è positivo anche per l'onorevole di IV Catello Vitiello: «Quello di oggi (ieri, ndr) è un passaggio importante, perché tutti insieme abbiamo ribadito che i processi si fanno nelle Aule dei Tribunali e non sui media. È qualcosa già scritto nella Costituzione, ma era meglio ribadirlo, e per di più tutti insieme». Si dice «soddisfatto» anche il dem Alfredo Bazoli: «Abbiamo sempre lavorato per trovare l'unità nella maggioranza. Il parere è condivisibile e sono state fatte delle osservazioni che noi riteniamo utili. Siamo contenti di essere riusciti a far convogliare tutta la maggioranza su un parere riguardante un principio importante come quello sulla presunzione di innocenza». Gli fa eco la senatrice dem Anna Rossomando: «Siamo soddisfatti che sia stata votata all'unanimità la formulazione su cui abbiamo lavorato. Un testo condiviso a sostegno dei principi che i processi si celebrano nei tribunali con le relative garanzie, non nelle piazze mediatiche e che al contempo va tutelata la libertà di stampa al servizio del diritto dei cittadini ad essere informati. Quando si lavora nel merito delle questioni senza forzature e paletti, le soluzioni si trovano. Questo è stato ed è il metodo del Pd». Per Federico Conte, deputato di Leu, «è uno stop alla gogna mediatica, un argine al giustizialismo, una bandiera di principio e di fatto per uno Stato di diritto». L'unica forza politica a dire no al parere è stata L'Alternativa c'è, per cui ha parlato l'onorevole Andrea Colletti: «Dopo la legge che per accorciare i processi li condanna a morte sotto la scure dell'improcedibilità, ecco che il Governo e la maggioranza che lo sostiene danno il via libera pure al bavaglio per i magistrati. Solo noi ci siamo opposti a questa pericolosa deriva, nessun altro ha osato farlo, né chi come noi è all'opposizione del governo, né quel Movimento 5 Stelle che ha sempre condotto battaglie per la legalità e la trasparenza e che ormai è sempre più supino ai diktat di Draghi», ha affermato. Quello della presunzione di innocenza è un tema molto caro alla ministra Cartabia, avendolo citato alla Camera nell'illustrazione delle sue linee programmatiche all'inizio del suo mandato; però il risultato favorevole di ieri al parere è stato preceduto da un percorso difficile, con un doppio rinvio del voto perché le forze di maggioranza erano spaccate: da un lato Pd e M5S, dall'altro tutte le altre. L'ultima impasse si era registrata mercoledì scorso, quando il banco era saltato all'ultimo. Da lì un lavoro di restyling al testo Costa, fino a ieri, quando, dopo una serie di riunioni dei partiti con il sottosegretario Francesco Paolo Sisto, si è giunti alla mediazione. Pur non essendo vincolanti, il governo non potrà non tenere conto dei pareri in vista dell'8 novembre, data entro la quale dovrà emanare i decreti attuativi: sarebbe uno sgarbo istituzionale, soprattutto alla luce degli sforzi che i partiti hanno fatto per rinunciare ad una parte delle loro pretese e giungere ad una mediazione, che tanto piace alla ministra. Un accordo unanime ha tolto dall'imbarazzo la stessa Guardasigilli: se avesse vinto la linea Costa, ignorare il parere sarebbe stato pesante. Ma così si sarebbe aperto un problema serio con i grillini, e di fatto pure col Pd. Adesso invece, con la convergenza di tutti, sarà in teoria più facile per il governo recepire il parere. Ma siamo sicuri che la magistratura requirente non agirà dietro le quinte per frenare le modifiche?