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Un anno di tempo. Obiettivo: fissare «i principi del nuovo processo», come dice il guardasigilli. Un’impresa. Ma Lega e cinquestelle non hanno trovato alternative più semplici per mettersi d’accordo sulla prescrizione. Così l’intesa sancita ieri mattina a Palazzo Chigi dai vertici dei due partiti di governo prevede sì, che l’emendamento sullo stop alla prescrizione dopo il primo grado venga approvato subito, «all’interno del ddl Anticorruzione», come annuncia sempre Bonafede. Con un dettaglio però: «Entrerà in vigore dal 2 020». Adesso «bisognava mettere un punto e definire intanto una legge delega di riforma dell’intero processo penale». Ovviamente la delega andrà attuata un minuto prima che diventi efficace la “nuova” prescrizione, o i processi saranno eterni. Dentro dovrà trovare posto l’applicazione concreta del mantra di Salvini: «Tempi certi e rapidi, in galera i colpevoli e libertà per gli innocenti». Versione pulp di quanto chiesto dall’avvocatura, in particolare dal Cnf, e da gran parte dei magistrati.
«Non ci sono contrapposizioni tra l’obiettivo della Lega e quello del M5s: cammineranno in parallelo l’accelerazione dei processi da un lato, la prescrizione dall’altro», è la sintesi di Giulia Bongiorno, ministra alla Pa ma coartefice dell’exit strategy. «La delega sul penale scade un mese prima rispetto l’entrata in vigore della prescrizione». La ministra- avvocata leghista tralascia solo un dettaglio, pure importantissimo: la seconda gamba del progetto gialloverde, quella imponente della Grande Riforma, partirà dal Senato. E lì il presidente della commissione Giustizia è un leghista, Andrea Ostellari. Ulteriore garanzia per Salvini, che vuole disinnescare per via ordinamentale, e non solo con gli organici potenziati nei Tribunali, il rischio processi eterni.
Esultano tutti. Il leader della Lega ma anche quello del Movimento, Di Maio, che dice: «Si cambia davvero, i furbetti si rassegnino». La novità, per Bonafede, è che «non ci saranno più impuniti». E il premier Conte, che ospita il match decisivo, tira un sospiro di sollievo al Congresso nazionale del Notariato ( è il primo capo del governo a parteciparvi): «Certezza del diritto e dei tempi processuali sono i nostri obiettivi: come sempre ci confrontiamo e troviamo la soluzione migliore per gli italiani». Tutto risolto? Non proprio. Certo, sui contenuti della riforma tutti sono pronti a dare una mano. Il presidente del Cnf Andrea Mascherin può rivendicare di aver chiesto per primo che qualunque intervento sulla prescrizione non arrivi se non dopo aver assicurato «tempi certi allo svolgi- mento dei giudizi con la fissazione di termini e decadenze processuali radicali», fino alla estinzione del reato in caso di sforamento. Ed è sempre il vertice dell’avvocatura a proporre «un tavolo coi magistrati» ( come illustra il documento pubblicato in altra pagina, ndr) . Ci sarà di che discutere, se Bonafede vorrà ricorrervi prima di varare la sua legge delega. Se il Cnf chiede un limite di tempo per ogni fase del procedimento, indagini comprese, non tutti i magistrati la pensano così. È d’accordo Giovani Canzio, per esempio. Come la magistratura progressista: domani, nella riunione dell’Anm, le toghe di “Area” sposeranno in pieno l’idea di uno stop alla prescrizione vincolato ad altri paletti. Ma ci sono anche le priorità del presidente dell’Anm, Francesco Minisci: «Notifiche non più cartacee», e fin qui tutti d’accordo; no alla «rinnovazione dibattimentale in caso di cambio del giudice», e qui invece vacilla il principio dell’oralità nella formazione della prova; fino alla «abolizione del divieto di reformatio in peius», che è il vero muro di Berlino tra difensori e pm.
Tanto è vero che i margini sono stretti che l’Unione Camere penali assume una posizione assai critica e proclama tre giornate di astensione, con una «grande manifestazione per la giustizia penale liberale» programmata a Roma per il 23 novembre ( come riferito in altro servizio, ndr) . Il neo presidente Gian Domenico Caiazza vede nel progetto di una legge delega con scadenza dicembre 2019 «una «prospettiva minacciosa». Ed è sul versante della Megariforma che si gioca la partita: la prescrizione inserita nel ddl Anticorruzione resterà ferma all’emendamento di poche righe depositato dai pentastellati a Montecitorio. «Ma la discussione in Aula viene spostata dal 12 al 19 novembre», stabilisce il presidente della Camera Fico nella capigruppo pomeridiana. Una settimana in più: non è tanto, ed eventuali audizioni saranno liofilizzate. L’unica incognita riguarda il secondo punto della modifica proposta da Bonafede: il ritorno alla possibilità di far decorrere la prescrizione dal più recente di una serie “continuata” di reati. Un dietrofront rispetto alla ex Cirielli che rischia di rimettere in gioco delitti vecchi anche di qualche decennio. Un dettaglio di cui, misteriosamente, nessuno parla, neppure chi lo ha proposto.
Il solo giustizialista scettico è Piercamillo Davigo: «La prescrizione è una norma sostanziale, riguarda solo i reati futuri e per questo la riforma avrà effetto quando sarò morto». L’ex pm non risparmia battute. Ma certo se il blocco dopo il primo grado avesse avuto pure effetto retroattivo ci sarebbero voluti gli occhiali in 3D, quelli per i film di fantascienza.