«Ma senatore Casson, si potrebbe passare al voto sulle pregiudiziali, la relazione sul disegno di legge era già stata svolta il 3 agosto dal senatore Cucca». Linda Lanzillotta, che presiede la seduta, sbatte contro la fermezza dell'ex pm di Venezia. Che rivendica il diritto a presentare a sua volta all'Aula la riforma del processo penale. È vero, in una delle ultime sedute prima della pausa estiva il correlatore Enrico Cucca, pure lui del Pd, aveva già esposto l'ampio provvedimento. Ma Casson tiene a illustrare un punto di vista diverso.La sua posizione, tra i dem e nella maggioranza, è piuttosto eterodossa, innanzitutto sulla prescrizione.Finisce che all'atteso esordio in aula della riforma penale si va in bianco. Tre volte le opposizioni chiedono la verifica del numero legale e tre volte Palazzo Madama risulta privo dei numeri. Esame sospeso, deve prendere atto la vicepresidente Lanzillotta, se ne riparla martedì. Ma le presenze diradate tra gli scranni non sono un caso. Il partito di Renzi è fin troppo diviso sulla legge. E ancor di più, in ansia per la controffensiva moralista dei cinquestelle. I grillini già tuonano contro il presunto esproprio nei confronti dei pm sulle intercettazioni, l'altro risvolto incandescente della legge. Sono pronti ad accusare il Pd di essersi acconciato a uno sciagurato compromesso con i centristi. Sui soliti due punti, ovvio: tempi del processo e regole sugli "ascolti" nelle indagini.Proprio l'incombente controffensiva grillina rende problematico il ricorso alla fiducia. Facile prevedere cosa accadrebbe: i cinquestelle accuserebbero Renzi e il suo partito di blindare con la forza la riforma del processo pur di «regalare l'impunità ai corrotti». Slogan già sentiti. D'altra parte il problema esiste. E a porlo è proprio Felice Casson. Il quale ha ripresentato in Aula alcuni emendamenti, in particolare sui tempi di estinzione dei reati. Uno toglie il sonno al governo: è quello che prevede il definitivo stop alla prescrizione dopo l'eventuale condanna in primo grado. Ipotesi impraticabile se si vuole tenere in piedi il faticosissimo accordo raggiunto con Area popolare in commissione Giustizia. Ma il fatto è che quel principio piace a molti. All'Anm, senza dubbio, ma anche a tanti esponenti dem su posizioni più giustizialiste. Casson su un punto è chiaro: «Io la prescrizione così com'è non la voto. Se passa il mio emendamento bene, altrimenti su quella specifica parte dell'articolato dirò no». Il fatto è che potrebbero seguirlo. Lo seguirebbe buona parte dell'opposizione, e se gli venisse dietro anche la minoranza dem non si sa cosa potrebbe succedere. O meglio si può facilmente immaginare: se fosse approvata la norma che blocca la prescrizione in primo grado (e rende di fatto illimitata la durata dei due gradi successivi del processo) si aprirebbe un problema enorme con Ncd. Il partito di Angelino Alfano potrebbe decidere di astenersi sul voto finale, col rischio di veder naufragare l'intera riforma. D'altronde è esattamente quello che ha fatto a Montecitorio. «Non siamo disposti a tollerare che si cambi una sola virgola di quel testo», chiarisce, interpellato, il presidente della commissione Giustizia Nico D'Ascola, che ha rappresentato l'intero gruppo di Area popolare nelle ultime fasi del confronto. «Certo, se si pone qualche banale questione di coordinamento del testo non c'è problema. Ma lo stop alla prescrizione non è una questione banale».La fiducia "ad hoc"Ecco perché si fa strada l'ipotesi di porre la fiducia solo sullo specifico articolo del ddl che riguarda i tempi del processo. Una possibilità concreta, che potrebbe materializzarsi a fine settimana prossima, quando l'esame della riforma entrerà nel vivo. Altro problema viene da un ulteriore emendamento sempre a prima firma Casson che riguarda i reati ambientali. In casi come quello dell'Eternit l'ex pm propone di far partire il cronometro non dal compimento del reato ma dal momento in cui la Procura ne ha notizia. Qui la faccenda si complica. Perché in calce all'emendamento c'è anche l'autografo di Beppe Lumia, capodelegazione dem in commissione Giustizia. Renzi ha fatto capire che questa particolare variazione non gli dispiacerebbe. Fui lui, con il guardasigilli Andrea Orlando, a impegnarsi con i familiari delle vittime dell'Eternit affiché non si ripetesse mai più l'estinzione di un delitto come quello di Casale Monferrato. Nella legge approvata l'anno scorso sui reati ambientali c'è uno specifico allungamento della prescrizione, che in certi casi però potrebbe non bastare. Ma da Ncd invece si fa presente che anche questa seconda possibile modifica sarebbe inaccettabile. «Riscrivere quei passaggi del ddl vorrebbe dire venir meno a un impegno preso in commissione da tutta la maggioranza», incalza D'Ascola. Forse il deragliamento sui reati ambientali non porterebbe i centristi a dissociarsi dall'intera riforma. Ma il cammino verso il via libera del Senato è uno stillicidio. Così come lo è stato l'intero percorso della legge, accampata a Palazzo Madama dall'ormai lontano aprile 2015.