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«La prescrizione è uno dei pilastri del nostro sistema giudiziario perché pone l’uomo al centro, un uomo che cambia e che non è più lo stesso a distanza di anni. Ecco perché interromperla è un grosso errore».
Paolo Auriemma, procuratore di Viterbo, è molto critico con la riforma voluta dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede ed in vigore da mercoledì. «Già adesso è doloroso emettere ordini di carcerazione nei confronti di persone che hanno cambiato vita e anni prima erano dediti ai reati: figuriamoci cosa accadrà domani», prosegue Auriemma, secondo cui «le difficoltà della giustizia italiana non si superano bloccando la prescrizione. Non è questa la radice dei problemi». Il procuratore di Viterbo è comunque consapevole che il blocco della prescrizione ha riscosso successo in ampi settori della magistratura: «A differenza di molti altri magistrati non solo sono contrario ma sono anche abbastanza preoccupato. Il mio è un punto di vista personale, in assoluta minoranza: la maggior parte dei magistrati, con l’Anm, si è espressa positivamente». Un riferimento a quanto accaduto durante l’ultimo congresso nazionale dell’Anm in cui il presidente Luca Poniz, inizialmente contrario - «la riforma della prescrizione rischia di produrre squilibri complessivi” -, aveva cambiato idea - “la prescrizione cosi com’è va benissimo» - il giorno dopo.
Se l’Anm ha cambiato idea, Auriemma ha però un “alleato” autorevole: il parere espresso dal Csm in occasione dell’approvazione della legge Spazzacorrotti, ove era stato inserito lo stop della prescrizione. Con il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado si rischierebbe un «allungamento dei processi», e questo, di conseguenza, «aggraverebbe il vulnus al principio di cui all’articolo 111 della Costituzione» e «darebbe luogo ad una potenziale lesione del diritto di difesa dell’imputato garantito dall’articolo 24 della Costituzione», scrivevano a Palazzo dei Marescialli a dicembre del 2018. «Le uniche modifiche processuali sembra vadano in controtendenza con la ragionevole durata dei processi. Penso all’eliminazione del giudizio abbreviato per i reati punibili con l’ergastolo», fa notare invece Auriemma.
«Questa modifica ha portato, a Viterbo, alla necessità di instaurare diverse Corti d’assise in corso nello stesso momento, i cui lavori ovviamente incideranno sull’intero andamento del Tribunale: un assassino reo confesso, ad esempio, aveva chiesto l’abbreviato, ma è stato dichiarato inammissibile proprio in virtù di questa riforma, con conseguente dispendio di energie e di tempo».
Alla vulgata secondo cui la causa della prescrizione sia da addebitare alle condotte dilatorie degli avvocati, la replica del procuratore di Viterbo è netta: «E’ una affermazione senza senso, una rappresentazione superficiale, quasi macchiettistica, di una categoria professionale che invece contribuisce alla crescita culturale del Paese». Se le riforme “epocali” della giustizia non si sono ancora viste, una strada percorribile fin da ora per velocizzare almeno alcune fasi del procedimento passa per l’informatizzazione.
«La Procura di Viterbo, a tal riguardo, è un punto di riferimento per gli uffici del Lazio. La sua organizzazione informatica è stata definita un’eccellenza dagli ispettori del ministero della Giustizia. Con l’informatizzazione siamo riusciti a supplire alla carenza di personale amministrativo ed ad eliminare anche molti arretrati, soprattutto quelli riguardanti l’iscrizione della notizia di reato. I fascicoli noti sono stati scannerizzati e gli avvocati possono visualizzarli digitalmente e richiederne copia con un dimezzamento dei costi», afferma Auriemma.
«E grazie ad una convenzione con l’università della Tuscia aggiunge - è stato reso più fruibile il sito della Procura, attraverso il quale possono essere richiesti pure determinati certificati». E sulle mancate notifiche che comportano un rallentamento dei processi perché le udienze saltano? «Ora le notifiche vengono fatte via pec e tramite il sistema TIAP ( Trattamento Informatico Atti Processuali, un applicativo sviluppato da via Arenula, ndr), puntualizza il procuratore di Viterbo.