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Alcuni giorni fa l’Unione camere penali ha avviato una campagna social sulla prescrizione. Obiettivo: sfrondare l'argomento dai pregiudizi dell’antipolitica. Ma oltre che sulle incisive vignette dei post, l’associazione che riunisce gli avvocati penalisti punta anche alla verità dei dati, per riportare il dibattito lungo i binari della concretezza.
Lo fa con una lunga lettera in cui il presidente dell’Ucpi Gian Domenico Caiazza ha chiesto ieri al guardasigilli Alfonso Bonafede di diffondere «i dati degli ultimi anni» per sapere «quali siano i reati falcidiati dalla vituperata prescrizione, a vantaggio di quali soggetti e in danno di quali». Obiettivo: dimostrare come l’estinzione dei reati in virtù del tempo sia in realtà «l’istituto più democratico, popolare, interclassista che esista nel nostro codice» ; e che dunque la prescrizione non è il trucco usato dai «potenti» per restare «impuniti». La risposta di Bonafede arriva a stretto giro: «Mi ha fatto piacere la lettera dei penalisti, mi confronterò con loro per capire come declinare la trasparenza a beneficio di tutti».
Sembra un passo avanti minimo. Eppure potrebbe contribuire, almeno in prospettiva, a promuovere scelte meno irrevocabili sulla norma che divide la maggioranza. Non foss’altro perché la ratio della battaglia 5 Stelle sulla prescrizione affonda proprio nell’antipolitica, nella tesi per cui di quell’istituto si servirebbero appunto «i furbetti per farla franca», come dice Luigi Di Maio. Se venisse fuori che invece la stragrande maggioranza dei reati estinti per l’eccesivo tempo trascorso rientra piuttosto nella categoria bagatellare, degli illeciti contro il patrimonio certo non riconducibili ai colletti bianchi, forse si potrebbe valutare con più serenità se davvero è il caso di tenere gli imputati esposti per vari lustri alla mannaia processuale.
Intanto Bonafede conferma l’intenzione già prospettata una settimana fa al presidente del Cnf Andrea Mascherin: convocare di nuovo i tavoli tecnici con avvocati e magistrati sia sul ddl civile che sul penale. Al secondo dei quali l’Ucpi è sempre stata parte attiva. Lo ricorda proprio Bonafede quando riconosce che «con le Camere penali il confronto è stato sempre molto acceso» ma che «hanno sempre fatto battaglie sui contenuti. Mi piace confrontarmi con loro», dichiara, visto anche il «contributo» dato proprio dall’Ucpi «sulla bozza di riforma del processo che ho presentato alla maggioranza». Caiazza incassa i complimenti ma ribadisce la richiesta: «Prendiamo atto dell’attenzione mostrata da Bonafede alla nostra lettera, del tono della risposta e del riconoscimento del ruolo delle Camere penali, ma vorremmo qualcosa in più e di più preciso dal ministro: i dati ufficiali».
Il clima sembra dunque schiudersi almeno alla civiltà del confronto, se non a un dietrofront che il M5S continua a escludere. Certo è che persino la seconda carica dello Stato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, a proposito della eccessiva «durata dei processi», ricorda come «ogni riforma in materia di giustizia non debba mai prescindere da una piena condivisione delle problematiche con tutti gli attori coinvolti, a cominciare da magistratura e avvocatura, e da un confronto costruttivo sulle possibili soluzioni».
Segnale importante che va nella stessa direzione dello scambio fra Caiazza e Bonafede. Ad aver ben chiaro che il rebus giustizia si disinnesca solo se finisce l’incantesimo dell’antipolitica sono, oltre all’Ucpi, anche alcune forze parlamentari come Psi e Leu. I socialisti danno vita a un sit- in nei pressi di Montecitorio con il presidente Riccardo Nencini, Bobo Craxi e il nuovo segretario Enzo Maraio, che attacca: «La prescrizione è un ergastolo processuale, non una scorciatoia giuridica: è profondamente irresponsabile convincere l’opinione pubblica che sia normale avere una visione rabbiosa e distorta della giustizia» .
Negli stessi minuti il rappresentante di Leu nella commissione Giustizia di Montecitorio Federico Conte presenta in conferenza stampa la sua proposta di legge sulla prescrizione: «Potrebbe rappresentare una sintesi per risolvere lo stallo nella maggioranza», dice. Il deputato batte sul tempi il Pd con uno schema in base al quale «con il rinvio a giudizio, prima ancora che con la sentenza, la prescrizione del reato si ferma» ma poi «si apre una nuova fase di tipo processuale con delle scansioni chiare e nette, termini di fase, entro le quali lo Stato deve portare a compimento il suo servizio giustizia».
È la prescrizione processuale rivista in una chiave che potrebbe non lasciare indifferenti i 5 Stelle. Intanto le opposizioni continuano a stuzzicare il Pd: ieri in Senato Forza Italia ha presentato un emendamento che avrebbe rinviato la norma Bonafede: «Bocciato da tutta la maggioranza», comunica Anna Maria Bernini.
E lo stesso guardasigilli dà idea di non sottovalutare i rischi di un ingolfamento della macchina processuale in secondo grado, visto che nella schema di decreto sulle piante organiche appena inviato al Csm spiega di aver «previsto un intervento molto significativo a beneficio delle Corti d’appello anche in vista dell’entrata in vigore della riforma della prescrizione, che la sospende dopo la sentenza di primo grado». Intanto, oltre che con gli avvocati, tiene vivo il dialogo anche con i partner di governo: già oggi potrebbe incontrarli per presentare il decreto “integrativo” sulle intercettazioni in modo da vararlo «entro il 31 dicembre». Ma senza alcuna «logica di scambio» con la prescrizione.