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Marta Cartabia costretta a congelare le proprie riforme dalla crisi grillina
Chi temeva, o sperava, che la nuova ministra della giustizia Marta Cartabia facesse la semplice comparsa in una scena minata da divisioni laceranti tra i partiti, si sbagliava di grosso. E chi si era persuaso che mai e poi mai l'ex presidente della Consulta avrebbe messo mano alle questioni più scottanti della Giustizia, magari limitandosi a “gestire il traffico" per evitare seccature, evidentemente non aveva considerato la sua visione “sacrale” della giurisdizione. E così ieri la nuova Guardasigilli ha inviato due messaggi inequivocabili. Per prima cosa ha riunito tutti i partiti della maggioranza chiarendo l'intenzione di mettere mano al processo penale a partire dalla prescrizione, ovvero dal tema più importante e divisivo degli ultimi 36 mesi. Subito dopo è andata a trovare a sorpresa il garante nazionale dei detenuti. Insomma, la sua prima uscita pubblica nelle vesti di Guardasigilli è stata dedicata alle persone private della libertà, la parte più fragile del nostro Paese. Un messaggio potentissimo e di cambiamento radicale rispetto al recente passato. E consigliamo ai politici che nei prossimi mesi avranno a che fare con lei di dare una sfogliata al suo ultimo libro (“Un’altra storia inizia qui”) e magari cominciare la lettura da pagina 75, lì dove viene citato un verso straordinariamente spiazzante di cardinal Martini, tra i pochi personaggi che negli ultimi decenni è riuscito a dar “scandalo” nel senso più cristiano del termine: “Nessuno uccida la speranza neppure del più feroce assassino perché ogni uomo è una infinita possibilità”.