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Nel giro di pochi giorni, nel carcere napoletano di Poggioreale due detenuti sono finiti in coma. In un carcere dove il sovraffollamento non tende ad affievolirsi ( secondo i dati aggiornati al 30 aprile, risultano presenti 2.243 detenuti su un totale di 1.659 disponibili) e nonostante lo sforzo della nuova direzione per attenuare le criticità presenti, torna più prepotente che mai la problematica della malasanità in carcere. Due sono i casi eclatanti che destano non pochi interrogativi e dove la magistratura dovrà vederci chiaro. Il primo riguarda Roberto Leva, un detenuto di 50 anni che doveva scontare sei mesi di carcere ma che è finito in ospedale in gravi condizioni il 26 aprile scorso. Un caso emerso grazie ad un servizio di Fanpage nel quale i familiari di Roberto hanno denunciato probabili percosse ricevute. «Stanno dicendo che ha avuto un attacco di epilessia – racconta la sorella alla giornalista Gaia Bozza di Fanpage – ma mio fratello non soffre di epilessia. Fa uso di Minias per dormire perché è un ex tossicodipendente, quando non prende queste gocce per due o tre giorni ha crisi di astinenza che abbiamo sempre gestito noi e certo non si è mai ritrovato con lividi e traumi per tutto il cor- addirittura in coma. Per noi è chiaro che è stato picchiato e lo denunciamo perché vogliamo giustizia e verità». Roberto Leva era stato ricoverato al Cardarelli per una frattura al setto nasale e dimesso dopo un giorno per essere poi trasferito in gravi condizioni in un altro ospedale. I familiari, nei giorni scorsi hanno quindi presentato un esposto in procura per sollecitare accertamenti su eventuali negligenze dei medici e sulla causa delle lesioni.
La direzione della Casa circondariale di Poggioreale respinge le accuse. «Nel doveroso e profondo rispetto delle indagini giudiziarie in atto, intende precisare - si legge in una nota - che i ricoveri subiti dal detenuto Roberto Leva sono stati determinati dalle gravi patologie di cui egli è risultato affetto e per le quali gli è stato concesso il differimento della pena». Sempre la direzione del carcere poi scrive: «Le notizie che i ricoveri siano stati invece causati da abusi in suo danno sono smentite dalle attività sin qui compiute dagli operatori medici e di polizia dell’Istituto». Secondo la direzione la diffusione di notizie prive di adeguato riscontro «non rende un buon servizio alla tutela dei diritti dei detenuti, gettando ingiustificato discredito sull’operato dell’amministrazione penitenziaria e della Polizia penitenziaria e minando il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni». L’ istituto di Napoli «è in prima linea nella difesa dei diritti costituzionali dei cittadini detenuti e rappresenta un luogo di recupero e riaffermazione del primato della legalità, sforzandosi con le risorse di personale ed ecopo, nomiche a disposizione e con tutte le difficoltà strutturali ben note, di interpretare un modello detentivo volto alla rieducazione dei condannati». Restano comunque dei punti poco chiari. Perché il detenuto avrebbe scambiato le sorelle per guardie carcerarie, chiedendo loro di non picchiarlo e descrivendo una situazione di pericolo all’interno delle mura di Poggioreale? Sono solo suoi deliri, oppure c’è un fondo di verità? Sarà la magistratura a fare le dovute verifiche. Altro caso, invece, riguarda un detenuto di appena ventuno anni. Si chiama Michele Antonio Elia ed è in coma. Detenuto nel padiglione San Paolo del carcere di Poggioreale, venne arrestato lo scorso anno nel blitz dei carabinieri al Pallonetto di Santa Lucia, contro presunti esponenti del clan che porta il cognome del ragazzo. La situazione è precipitata due notti fa, dopo che per venti giorni di fila avrebbe accusato forti dolori alla testa, motivo per il quale sarebbe stato sottoposto a una cura di antibiotici e antidolorifici. Ma non era bastato. I dolori, ogni giorno che passava, si facevano sempre più lancinanti, fino a quando è stato traportato di urgenza al San Paolo e al Cotugno. Ora si trova al Cto e lotta tra la vita e la morte. Non sappiamo le cause e se ci sia stata una sottovalutazione del problema o meno. Resta il fatto che Michele si è ammalato dentro quelle quattro mura. «Denunciamo ancora una volta le fatiscenti condizioni igienico- sanitarie del carcere di Poggioreale – dichiara Pietro Ioia, presidente dell’associazione ex detenuti – Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un caso di malasanità».