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Pittelli
Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, incontrerà nei prossimi giorni Giancarlo Pittelli e gli chiederà di sospendere lo sciopero della fame. Lo si apprende da una nota inviata ieri alla stampa: il Garante «venuto a conoscenza del peggioramento delle condizioni di salute» dell'uomo, «detenuto presso il carcere di Melfi, e in sciopero della fame ormai da quasi un mese, ha contattato l’Amministrazione penitenziaria e ha deciso di recarsi a Melfi per avere un’interlocuzione con Pittelli e con le autorità sia sanitarie che penitenziarie locali. La sua situazione è presa in carico e monitorata dal Garante e la visita avverrà entro questa settimana». Mauro Palma dichiara «il proprio impegno per trovare in tempi rapidi, insieme alle autorità competenti, soluzioni in grado di garantire l’assoluta tutela della salute nel pieno rispetto delle esigenze di giustizia e auspica che Giancarlo Pittelli sospenda il suo sciopero della fame, in attesa dell’imminente incontro». Su quali possano essere le soluzioni, non è possibile dire nulla al momento. Pittelli, rispedito dai domiciliari in carcere dopo la lettera-appello alla Ministra Mara Carfagna, aveva iniziato dal 13 gennaio uno sciopero della fame molto pericoloso per lui, in quanto condotto in stato di detenzione e in una condizione fisica e psicologica di profonda prostrazione, causata da due anni di carcerazione preventiva. È accusato di vari reati collegati alla 'ndrangheta ed è imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott, in corso a Lamezia Terme, e nato da una inchiesta di Nicola Gratteri. A fine gennaio, per sostenere Pittelli, è partito un appello contro la sua carcerazione preventiva, lanciato dalle pagine del Riformista e di Spraynews. Nell'appello, sottoscritto ad oggi da circa 1500 persone, non si esprime un parere sull'inchiesta in cui è rimasto coinvolto Pittelli ma si osserva che «una così lunga carcerazione preventiva, cioè senza che l’imputato sia sottoposto a un regolare processo, ai nostri occhi come a quelli di una sempre più larga fetta di opinione pubblica, appare ingiustificabile e soprattutto non coerente con alcuni dei principi cardine dello Stato di diritto e della Costituzione». Nell'appello, sottoscritto da avvocati, politici, giornalisti, semplici cittadini si legge ancora: «assistiamo, impotenti allo sconvolgente scadimento dello stato psicofisico di Giancarlo Pittelli a causa della lunga carcerazione preventiva, condizione questa che gli impedisce di poter concentrare tutte le energie nella propria difesa. Non vogliamo che a questo si aggiunga una lesione della sua immagine e un impoverimento delle relazioni costruite in una vita: ciò non ha nulla a che vedere con il rigore nella lotta alla criminalità ma rappresenta solo un regresso civile e sociale che nessuna persona libera può accettare. Per questo motivo manifestiamo pubblicamente e ribadiamo all’avvocato Giancarlo Pittelli gli immutati sentimenti di rispetto, affetto ed amicizia e opponiamo resistenza ad ogni uso degli strumenti del diritto che produca come effetto l’isolamento della persona e l’inaridimento delle relazioni sociali e affettive». Alcuni tra i promotori hanno anche iniziato uno sciopero della fame a staffetta «che cesserà solo quando Giancarlo Pittelli sospenderà la sua protesta estrema». Ma il primo febbraio lo stesso Pittelli, tramite sua moglie, dopo un colloquio telefonico, aveva chiesto agli amici di sospendere il digiuno: «Vi abbraccio e vi chiedo di smettere lo sciopero della fame che state facendo per me», ribadendo tuttavia che «il suo proposito di continuare la protesta 'fino alla fine' rimane fermo». Il nostro Stato di Diritto vuole davvero correre il rischio di far morire di fame un presunto innocente in carcerazione preventiva? Ricordiamo che al 31 gennaio 2022 i reclusi in attesa di primo giudizio sono 8700, a cui si aggiungono 7600 condannati non definitivi: il 30 per cento di tutta la popolazione carceraria. Il comitato promotore, tramite Umberto Baccolo, ha risposto all'iniziativa di Palma: «Bene la decisione del Garante dei diritti dei detenuti di visitare Giancarlo Pittelli a Melfi. L’interruzione dello sciopero della fame è il primo passo. Ma noi continueremo la nostra campagna fino a che Giancarlo Pittelli non tornerà, da uomo libero, a difendersi dalle accuse che gli vengono mosse». Tra i firmatari dell'appello, oltre a diversi esponenti del Partito Radicale e di Nessuno Tocchi Caino, anche 26 parlamentari di tutti gli schieramenti, tranne che del Movimento Cinque Stelle: Vittorio Sgarbi, Riccardo Magi, Roberto Giachetti, Maurizio Lupi, Enza Bruno Bossio, Guido Pettarin, Renzo Tondo, Salvatore Margiotta, Manfredi Potenti, Paola Binetti, Fausto Raciti, Valeria Fedeli, Luca Squeri, Renata Polverini, Pietro Pittalis, Ylenia Lucaselli, Federico Mollicone, Catello Vitiello, Marco Perosino, Chiara Gribaudo, Franco Dal Mas, Fiammetta Modena, Enrico Aimi, Manuela Gagliardi, Mirella Cristina, Claudia Porchietto. L'ex deputata Tiziana Maiolo ha anche rivolto un appello alla ministra Marta Cartabia: «Le sto lanciando un grido d’allarme su un detenuto in attesa di giudizio. Cerchiamo di salvarlo».