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Esiste una stretta correlazione tra chi entra in carcere e la mancanza di occupazione, ma anche tra la devianza e la bassa scolarizzazione. Un dato che emerge dal dossier elaborato dall’ufficio del garante locale dei detenuti del comune di Napoli, con l’ausilio delle collaboratrici Sara Romito e Sarah Meraviglia. Ed è Pietro Ioia che ha ricevuto il mandato da oramai più di un anno per svolgere il ruolo da garante comunale per le persone private della libertà. Pietro Ioia è un punto di riferimento importante e soprattutto competente sia per il suo attivismo costante e sia perché è la rappresentazione vivente dell’articolo 27 della nostra Costituzione: parliamo di un uomo che nella sua vita passata ha commesso dei grossi sbagli (Pietro Ioia è un ex detenuto), ma non solo è cambiato e si è riscattato nella vita, sta soprattutto contribuendo attivamente per il benessere della nostra civiltà. Il livello di istruzione dei detenuti è mediamente basso Dal dossier del garante di Napoli emerge il dato che tra criminalità e precedenti esperienze scolastiche fallimentari esiste un nesso stretto e che il livello d’istruzione dei detenuti è mediamente basso: sommando i dati relativi ai detenuti analfabeti, privi di titolo di studio e con licenza elementare si calcola che la percentuale di ristretti che non ha assolto l’obbligo scolastico sfiora il 40%. Confrontando questi dati con quelli della popolazione libera – che per il 45,5 % ha un titolo di licenza elementare e licenza media e per il 35,6 % un diploma di istruzione secondaria - risulta, sottolinea il dossier – “con evidenza drammatica l’entità del legame tra criminalità e bassa scolarizzazione”. Ma, com’è detto, emerge una stretta correlazione anche tra devianza e mancanza di occupazione, dimostrata dal fatto che la percentuale complessiva dei disoccupati e degli inoccupati, prima dell’ingresso in carcere, è di circa il 34 %, a cui si deve aggiungere un 42 % di persone detenute con una condizione lavorativa non rilevabile. Uno sportello di orientamento legale gratuito Ed è proprio guardando poi alla situazione delle carceri napoletane che si comprende quanto sia predominante la questione della marginalità sociale che porta alla delinquenza. Ed è qui che il garante Pietro Ioia diventa un punto di riferimento determinante, anche attraverso azioni concrete. Lo si evince sempre dal dossier. La prima cosa è la mancanza di conoscenza da parte dei detenuti riguardante i proprio diritti e anche la possibilità di avere avvocati. Molti detenuti, infatti, si rivolgono al Garante per chiedere informazioni sui provvedimenti adottati nei loro confronti e sulla normativa di riferimento: in questi casi sono state fornite tutte le informazioni e le delucidazioni necessarie e si sta inoltre attivando uno sportello di orientamento legale gratuito presso l’Officina delle culture “Gelsomina Verde” della Cooperativa Sociale R(E)sistenza di Scampia, grazie a cui un’équipe di avvocati accompagnerà i familiari che ne faranno richiesta nel percorso giuridico della persona reclusa. Molti detenuti e anche molti familiari, infatti, hanno pochissimi contatti con i propri difensori oppure li interpellano solo in casi di profonda necessità, spesso per problemi di natura economica. Non solo. Molti ristretti si sono rivolti a Pietro Ioia anche per chiedere informazioni sulla possibilità di lavorare, sia in carcere che al termine della propria detenzione. Il progetto "Il pacco del detenuto ignoto" Ed ecco che Pietro Ioia si è attivato anche per questo, predisponendo, insieme all’Associazione di Promozione Sociale La Livella e all’Organizzazione di Volontariato Officine Periferiche, uno sportello gratuito di orientamento al lavoro e di ricerca di occupazione per le persone in esecuzione penale e per i familiari dei detenuti (progetto S.N.O.D.O. – Sportello Nuove Opportunità di Occupazione). C’è anche tanta povertà nel carcere, ristretti che non hanno soldi per acquistare il cibo (insufficiente quello che viene fornito) e beni di prima necessità. Ci sono persone anziane e malate che non hanno la possibilità nemmeno di acquistare i pannoloni. Molti non hanno nemmeno una famiglia che possa sostenerli. Il garante Pietro Ioia e il suo staff, a tal proposito ha ideato il progetto “Il pacco del detenuto ignoto”, ossia l’organizzazione di momenti di raccolta di beni donati dalla popolazione che sono stati poi destinati ai detenuti indigenti; oltre ai generi alimentari sono stati donati e poi consegnati alle Direzioni anche beni di prima necessità, come saponi, bagnoschiuma, shampoo, spazzolini, dentifrici, detersivi. Tutto qui? No, perché ci sono anche detenuti disabili che non hanno la possibilità di avere una sedia a rotelle. Ed è sempre l’ufficio del Garante, coadiuvato da alcuni abitanti del Comune di Napoli, che ha donato alle Case Circondariali di Poggioreale e Secondigliano tre sedie a rotelle, destinate ai detenuti disabili accolti nei centri clinici degli istituti. A chi dice che i garanti locali non servono a nulla e devono essere aboliti, devono prima guardare tutto questo. Conoscere prima, per poi dover deliberare.