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«Un attacco alla libertà di espressione». E, di conseguenza, allo Stato di diritto. Rappresenterebbe questo, secondo 14 europarlamentari italiani, la richiesta di risarcimento di un milione di euro avanzata dall’Avvocatura dello Stato a carico di Luca Palamara, ex presidente dell’Anm. Una richiesta formalizzata nel corso dell’udienza preliminare conclusasi nelle scorse settimane con il rinvio a giudizio dell’ex pm romano, durante la quale l’Avvocato dello Stato ha sottolineato il «danno per le Istituzioni» legato al libro scritto dall’ex magistrato e dal giornalista Alessandro Sallusti, dal titolo “Il Sistema”, «presentato anche sulle spiagge». Un libro che, di fatto, racconta una realtà ancora incontestata, spiegando il meccanismo delle correnti e la gestione delle nomine nelle procure più importanti d’Italia, un vero e proprio scandalo che l’indagine su Palamara aveva soltanto lasciato intravedere.
La richiesta dell’Avvocatura era arrivata un anno dopo la pubblicazione di quel libro, ormai campione di vendite e conosciuto a menadito dagli addetti ai lavori. Una sorta di “manuale” che lo Stato non ha però gradito, puntando sulla censura per far recuperare credibilità alla magistratura.
La scelta non è però piaciuta agli europarlamentari Sabrina Pignedoli (Ni), Antonio Tajani (Ppe), Salvatore De Meo (Ppe), Chiara Gemma (Ni), Carlo Fidanza (Ecr), Nicola Procaccini (Ecr), Raffaele Fitto (Ecr), Giuliano Pisapia (S& D), Dino Giarrusso (Ni), Alessandro Panza (Id), Raffaele Stancanelli (Ecr), Nicola Danti (Renew), Sergio Berlato (Ecr) e Massimiliano Salini (Ppe), che hanno presentato un’interrogazione bipartisan alla Commissione con richiesta di risposta scritta, partendo dalla risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2020 sul rafforzamento della libertà dei media. I parlamentari hanno dunque evidenziato come «questo Parlamento ha condannato “l'uso delle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica al fine di mettere a tacere o intimidire i giornalisti e i mezzi di informazione e di creare un clima di paura in merito alle notizie riguardanti determinati temi”», sottolineando anche come «i problemi della magistratura italiana sono molto sentiti dall’opinione pubblica e che per la prima volta l'Avvocatura dello Stato agisce contro la pubblicazione di un libro».
Da qui la richiesta di chiarire se la Commissione «non ritiene che l’azione dell’Avvocatura dello Stato si possa configurare come una azione temeraria “utilizzata per spaventare i giornalisti affinché interrompano le indagini sulla corruzione e su altre questioni di interesse pubblico”, come afferma la risoluzione del Parlamento» e se «la libertà di stampa e di espressione in Italia siano contrastate da un organo dello Stato, che dovrebbe tutelare questi diritti, configurandosi come un rischio per lo Stato di diritto».
«È inaccettabile creare un clima di paura intorno a notizie che riguardano certi temi - ha commentato Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia e vicepresidente del Partito Popolare -. Ci auguriamo che l’Avvocatura dello Stato ripensi alle sue azioni contro la pubblicazione di un libro che rivela informazioni sulla magistratura e quindi sulla giustizia. Temi molto cari a tutti i cittadini. La storia e i valori di Forza Italia ci impongono di sostenere a pieno questa battaglia in favore della verità».
La notizia era stata accolta con non poco stupore dai due autori. Per Sallusti si tratterebbe di «un tentativo di estorsione dello Stato nei miei confronti e di Palamara», mentre l’ex consigliere del Csm si è detto «turbato dalla richiesta di censura del libro da parte dei rappresentanti dell'Avvocatura dello stato: vogliono forse silenziarmi?».
Contro la richiesta dell’Avvocatura - che ha anche invocato il sequestro del libro - si è ribellato anche il Codacons. «Si tratta di un gravissimo attentato alla libertà di espressione e di una
azione del tutto paradossale - aveva evidenziato in una nota -. Il libro riporta infatti gli scandali del sistema giudiziario italiano che lo Stato non ha saputo impedire, e porta i cittadini a conoscere cosa accade nel settore della giustizia attraverso un lavoro di ricostruzione dei fatti.
Se è vero che lo Stato chiede soldi a due scrittori liberi di esprimersi, gli stessi Sallusti e Palamara devono ora agire contro lo Stato in via riconvenzionale chiedendo 10 milioni di euro di danni per non aver saputo prevenire ed impedire la guerra tra bande nella magistratura italiana - proseguiva l’associazione -. In tal senso il Codacons offre il proprio staff legale per sostenere i due autori del libro contestato e difenderli in questo vergognoso giudizio».