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«Gli avvocati possono svolgere un ruolo fondamentale per favorire la pace. Non a caso il diritto è lo strumento principale per la risoluzione dei conflitti». L’ex ministro all’Ambiente e presidente della fondazione Univerde, Alfonso Pecoraro Scanio, ha aderito al progetto del Consiglio Nazionale Forense “zero war”, che si pone l’ambizioso obiettivo di promuovere la pace mondiale entro il 2020.
Ministro, come mai ha deciso di prendere parte all’iniziativa del Consiglio Nazionale Forense?
Perchè trovo che quella del Cnf sia un’iniziativa molto importante e, con la mia fondazione, mi sono offerto di dare il mio contributo. Da sempre sono impegnato nelle battaglie ecologiste e non violente e la partecipazione alla diffusione di una missione di pace è uno dei miei obiettivi.
In che cosa si articola l’iniziativa?
Il comitato promotore del Cnf di cui anche io faccio parte a titolo gratuito ha stabilito di partire dal sostegno alla tregua olimpica, sulla scia dell’ottimo lavoro portato avanti dalla Corea del Sud, che ospita le prossime olimpiadi invernali, e del Comitato olimpico internazionale. Lo sport, infatti, ha raggiunto un risultato importante nel riavvicinamento delle due Coree e ha dimostrato di poter avere successo, dove hanno fallito gli altri attori internazionali. La nostra campagna, con lo slogan #zerowar2020, si pone l’obiettivo di arrivare entro il 2020, se non alla pace globale, almeno all’armistizio.
Un obiettivo decisamente ambizioso.
Certo, ma io credo che l’avvocatura italiana, insieme al sostegno delle avvocature degli altri paesi, possa porsi come interlocutore efficace. Del resto, il mondo del diritto ha la legittimità per portare avanti un progetto del genere, come negli anni hanno fatto i grandi movimenti pacifisti e le autorità religiose. Ecco, io ritengo che sia importante che una forza laica e indipendente dai partiti politici metta a disposizione le sue competenze, per lavorare in favore della pace.
Lei citava le due Coree: quest’iniziativa parte in anni di grandi tensioni internazionali.
La soddisfazione per il progetto del Cnf è grande anche per questo.
Ieri, infatti, Corea del Nord e Corea del Sud hanno raggiunto un accordo per sfilare insieme in occasione della cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Pyeongcheang, il 9 febbraio prossimo. Significa che la pace si può raggiungere.
E l’avvocatura che ruolo può avere?
Da sempre gli avvocati, e in particolare il Cnf, sono in prima linea per difendere i colleghi vittime di repressione in ogni parte del mondo. L’avvocatura promuove la cultura della pace e tutto il mondo del diritto può e deve dare il suo contributo. Del resto, il diritto alla pace è uno dei cosiddetti nuovi diritti fondamentali dei cittadini: un diritto che deve tutelare da ogni genere di terrorismo, guerra e violenza.
E la sua fondazione che contributo darà?
La fondazione Univerde che io presiedo ha l’obiettivo di diffondere la cultura della pace e dell’ecologismo. Io, in prima persona, ho voluto prendere parte all’iniziativa perchè ne ho subito condiviso le finalità, ma anche perchè sono anche io avvocato e la mia formazione giuridica mi ha insegnato che, se il diritto è messo a servizio del bene, è il più efficace strumento diplomatico. Del resto, la pace si ottiene attraverso la soluzione diplomatica dei conflitti, come scrivono le Nazioni Unite.
Quindi, il diritto diventa strumento di pace?
Io penso che sarebbe bello assistere alla nascita degli avvocati per la pace. Il diritto è lo strumento fondamentale per promuovere la cultura del rispetto delle ragioni degli altri e per riportare i conflitti in una logica non violenta. Il ruolo sociale dell’avvocatura e del Cnf sta proprio in questo: mettersi a servizio con le proprie competenze in favore di un obiettivo universale. Lo stesso Cnf potrebbe porsi l’obiettivo di diventare il referente laico per le istituzioni, per favorire incontri di pace. Del resto, il nostro Paese ha una grande tradizione di diritto e siamo la sede giusta per ospitare momenti di incontro.
Potranno intervenire anche altri interlocutori?
Certo. Il Cnf è il promotore, ma l’iniziativa è aperta anche a tutte le altre realtà professionali, perchè possano aggiungersi. Non basta, infatti, dire di volere la pace: l’obiettivo è organizzare iniziative concrete e renderle più popolari possibili con chiunque abbia interesse a prendervi parte.