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Il processo penale telematico è ormai realtà a Viterbo. Alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, sono state illustrate ieri dai vertici dei locali uffici giudiziari, il procuratore Paolo Auriemma ed il presidente ff del Tribunale Eugenio Maria Turco, alcune best practice realizzate nell'ultimo periodo a Viterbo in tema di innovazione tecnologica. Presenti all’incontro gli avvocati Stefano Brenciaglia, Roberto Alabiso, Angelo Poli, rispettivamente presidente dell’Ordine degli avvocati, della Camera penale, della Sezione Aiga di Viterbo, che hanno condiviso il percorso di digitalizzazione.
Il processo penale telematico si è realizzato in tre fasi. La prima, avviata nel 2016, ha permesso di creare, per i fascicoli più importanti, una copia digitale degli atti, con notevoli risparmi di spesa sia per l’utenza che per l’amministrazione, rendendone più agevole la consultazione da parte degli operatori, pm, avvocati, personale amministrativo, pg. Per la creazione della copia digitale degli atti sono stati utilizzati diversi applicativi. Centrale è stato il programma ministeriale Tiap ( trattamento informatico degli atti penali) in cui confluiscono le copie digitali di tutti i procedimenti e che è consultabile mediante intranet dagli operatori autorizzati nell’ambito di ciascun procedimento. Con la seconda fase, a partire dal 2018, si è invece puntato a sostituire la carta con il digitale, pur in assenza di previsioni normative di carattere generale. Fra gli interventi più significativi, la previsione che le richieste dei certificati relativi ai carichi pendenti potessero avvenire “virtualmente”, mediante il sito internet della Procura di Viterbo.
È stato istituito anche un sistema innovativo di richiesta e di rilascio on line di copia degli atti dei procedimenti penali in favore dei difensori delle parti e di pagamento da remoto dei relativi diritti di cancelleria. L’ultima fase, a partire dall’estate del 2020, ha introdotto per la prima volta nell’ambito del procedimento penale la possibilità di redigere atti “nativi digitali” ovvero atti che nascono come digitali, vengono firmati digitalmente e vengono trasmessi digitalmente. Ad agevolare una innovazione così profonda, l’articolo 24 del decreto legislativo del 28 ottobre del 2020 e il recente decreto ministeriale dello scorso 13 gennaio. Questi provvedimenti normativi hanno reso di fatto obbligatorio redigere alcuni atti quali “nativi digitali”: si tratta di molti degli atti redatti dai difensori di fiducia, comprese denunce, querele, memorie, nomine. «Ringrazio l’attenzione del ministero della Giustizia per realtà minori, come Viterbo, che contribuiscono in modo decisivo al funzionamento del servizio giustizia», ha detto quindi Auriemma concludendo l'incontro.