PHOTO
Bonafede tiene molto al ddl sul patrocinio a spese dello Stato. È un suo testo, una sua proposta, strutturata a partire dalle indicazioni del Consiglio nazionale forense, che ieri alla Camera ha compiuto un notevole passo avanti: è stata adottata come testo base dalla commissione Giustizia. Ma il guardasigilli, secondo quanto emerge, non sarebbe affatto contrario a vedere integrato il “suo” provvedimento, che tutelerebbe meglio non abbienti e avvocati, con un testo di Enrico Costa. Ebbene sì, il “terribile” parlamentare azzurro che con un’altra sua proposta di legge punta ad abrogare la nuova prescrizione del ministro.
Se il ddl sul patrocinio a spese dello Stato estende, per esempio, il beneficio alle negoziazioni assistite e rende meno estenuante l’iter per la liquidazione del difensore, Costa ha chiesto di introdurre anche il principio della soccombenza nel processo penale. Con il suo testo, cioè, ha proposto di consentire il rimborso delle spese sostenute nel processo, e per la difesa, da chi è prosciolto con formula piena. Ebbene, Bonafede sarebbe pronto a dare il via libera. Ma da ieri è chiaro che la partita si giocherà tutta sulle coperture.
Intanto, come spiega il relatore del ddl sul patrocinio a spese dello Stato, il dem Fabio Miceli, «il 23 gennaio, giorno in cui scadrà il termine per gli emendamenti, faremo tutto il possibile per presentarci con proposte di modifica condivise». Aggiunge: «Abbiamo deciso di adottare come testo base il ddl Bonafede anche per ragioni di linearità: da una parte si tratta di un provvedimento già ampiamente condiviso, dall’altra non siamo sicuri che la norma sollecitata dall’onorevole Costa sia perfettamente compatibile.
Eppure», aggiunge il parlamentare del Pd, «il clima in commissione è disteso, anche perché una legge del tutto affine a quella presentata da Forza Italia era stata depositata, nella scorsa legislatura, dal Movimento 5 Stelle». Il relatore del provvedimento è sicuro che «su un provvedimento in cui si punta a tutelare i meno abbienti, si è liberi dalle tensioni che accompagnano spesso gli interventi in materia di giustizia».
Tra le modifiche al testo base che potrebbero arrivare con gli emendamenti, spiega ancora Miceli, «ce ne saranno diverse con cui punteremo a recepire le indicazioni dell’avvocarura». Lo stesso presidente del Cnf Mascherin, nel riconoscere che, con questo ddl, Bonafede ha «mantenuto un preciso impegno assunto con la classe forense», ha sempre auspicato «ulteriori possibili miglioramenti in sede parlamentare». E secondo Miceli «c’è piena condivisione sulla necessità, per esempio, di calibrare meglio l’entità dei compensi per il patrocinio assicurato nel penale in quei procedimenti di particolare complessità, in cui davvero il difensore si fa carico di un impegno gravoso. Nelle nostre discussioni ci siamo trovati d’accordo sul fatto che il giudice, nel fissare il compenso, debba poter compiere uno specifico apprezzamento».
Proprio come chiesto da Cnf e Ocf in sede d’audizione, dunque, potrebbe essere rivisto il rinvio al valore medio dei parametri forensi, e dovrebbe in ogni caso cambiare il meccanismo che di fatto rende le liquidazioni nel penale inferiori a quelle nel civile. Possibile anche l’estensione di una delle norme che Bonafede considera centrali nella sua legge, ossia l’estensione del beneficio alle negoziazioni assistite.
Al momento, riguarderebbe solo i casi in cui la soluzione stragiudiziale è condizione di procedibilità, cioè obbligatoria. Ma Cnf, Ocf e i vertici della commissione, la 5 Stelle Businarolo e il dem Vazio, hanno fatto notare come gli scrupoli contabili a riguardo siano immotivati: estendere il patrocinio a spese dello Stato alle negoziazioni non obbligatorie vorrebbe dire incentivare un percorso che non comporterebbe aggravi per l’erario, dal momento che della vera e propria causa sarebbe pur sempre lo Stato a doversi fare carico.
Resta da sciogliere il nodo del rimborso per chi è assolto. Lo stesso Miceli difende la ratio della norma: «Chi ha già subito il danno di un’accusa ingiusta non può essere punito una seconda volta sul piano delle spese», ricorda in piena sintonia con l’azzurro Costa. Il quale ha articolato il suo testo, di fatto, sotto forma di delega. Ora toccherà agli uffici di Montecitorio dire se il differimento dell’efficacia consentirebbe alla proposta di essere approvata senza dover subito ottenere dalla Ragioneria dello Stato la necessaria benedizione.