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Per la prima volta un detenuto al 41 bis è stato scoperto con tre cellulari a disposizione: un IPhone e due apparecchi Android. Parliamo del camorrista Giuseppe Gallo, recluso al carcere di Parma e, dopo il ritrovamento, trasferito nel giro di 24 ore al carcere di Tolmezzo. Come ha potuto ottenere i telefoni visto la meticolosità dei controlli, quasi maniacale, per chi è recluso al cosiddetto carcere duro?
I controlli sui detenuti in regime speciale sono infatti maggiori rispetto a quelli effettuati sui reclusi normali: vi sono perquisizioni con il metal detector ogni volta che entrano o escono dalla cella, accompagnato dal controllo delle suole delle scarpe. In alcuni istituti – come ha osservato il Garante nazionale delle persone private della libertà nel suo rapporto tematico sul regime del 41 bis -, poi, è stata rilevata la prassi della perquisizione con denudamento ( e talvolta anche con flessioni) non motivata da alcuna specifica situazione o provvedimento. Tale pratica era già stata criticata dalla Corte costituzionale che ne aveva censurato l’utilizzo consuetudinario di tale misura, considerandolo illegittimo, quando attuato in maniera sistematica e consuetudinaria.
Anche i colloqui con i familiari hanno regole ferree. Lo svolgimento dei colloqui visivi avviene presso locali adibiti, muniti di vetro a tutta altezza, tale da non consentire il passaggio di oggetti di qualsiasi specie, tipo o dimensione. Il chiaro ascolto reciproco da parte dei colloquianti viene garantito con le attuali strumentazioni predisposte.
Il detenuto può chiedere che i colloqui con i figli e con i nipoti minori di anni 12, avvengano senza vetro divisorio per tutta la durata, assicurando la presenza del minore nello spazio riservato al detenuto e la contestuale presenza degli altri familiari dall’altra parte del vetro. Ma il bambino viene comunque perquisito e detto colloquio è sottoposto a videoregistrazione ed ascolto. Anche i pacchi che i familiari possono spedire al detenuto, devono rispettare regole ferree e comunque vengono ovviamente ispezionati accuratamente.
C’è chi, approfittando della notizia di cronaca, parla di presunto alleggerimento del 41 bis e mette sotto accusa alcune pronunce della magistratura. Ma non si capisce cosa c’entri il fatto del boss scovato con i tre cellulari, con le pronunce che hanno ridotto alcune misure inutilmente afflittive. Si pensi all’abolizione del divieto di vedere la televisione di notte, la possibilità di cuocere cibi, oppure quella di garantire le due ore di permanenza all’aria aperta.
Cosa c’entra tutto questo con i controlli mai messi in discussione? Si fa cenno anche alla famosa circolare del 2017 che ha previsto uniformità delle regole per tutti gli istituti penitenziari che ospitano il 41 bis. In realtà lo stesso Garante nazionale ha osservato che la circolare ha destato alcune perplessità per la tendenza a una «omogeneità al ribasso che ha determinato, in generale, applicazioni più restrittive». Proprio in tale circolare, infatti, si nota una definizione eccessivamente dettagliata di norme regolatrici della vita quotidiana. Anche in questo caso non si capisce cosa c’entri con l’eventuale detenzione illecita dei cellulari.
Il caso specifico del recluso al carcere di Parma è ora oggetto di indagini e dovrà chiarire come sia stato possibile la detenzione dei tre cellulari.
Il Dubbio ha contattato il garante locale del comune di Parma, Roberto Cavalieri, il quale stigmatizza che questo ritrovamento sia il frutto e la conseguenza di una operazione di ' smantellamento' del significato del regime dei 41 bis cosi come sostengono alcuni giornali. «Trovo le ragioni di questa falla nelle condizioni di lavoro – spiega il garante Cavalieri - e della effettiva operatività del personale della Polizia Penitenziaria e dei Gom».
Il garante locale punta l’indice alla struttura del carcere. «Il problema – osserva Cavalieri - è la struttura del 41 bis di Parma che è stato adattato nel reparto ex femminile sgomberato alla metà degli anni 90. Forse nessuno si è ancora accorto che dalle finestre dell'ultimo piano del reparto 41 bis i detenuti possono vedere le finestre delle celle del nuovo padiglione. Cosa succederà quando questo nuovo padiglione sarò abitato?». Il garante dei detenuti Cavalieri conclude con un auspicio: «È arrivato il momento di mandare altrove i detenuti 41 bis e nel reparto che ora occupano aprire un centro clinico ospedaliero detentivo con servizi sanitari all'altezza dei bisogni dei detenuti di Parma e del Paese visto che arrivano da tutte le regioni detenuti con gravi patologie».