PHOTO
«È finita l’epoca in cui i gruppi associativi rispondevano ad una ripartizione politica. Magistratura indipendente non è il gruppo dei magistrati di destra. Cosi come mi auguro che gli altri gruppi non siano del centro o della sinistra», dichiara Paola Braggion, giudice del dibattimento al Tribunale di Milano e candidata per MI alle prossime elezioni per il rinnovo della componente togata del Consiglio superiore della magistratura.
Giudice Braggion, una delle accuse che spesso vengono rivolte ai magistrati è quella di voler fare politica. Lei cosa pensa in proposito?
Io credo che ci si dovrebbe concentrare sui temi che riguardano da vicino il lavoro del magistrato senza farsi coinvolgere in discussioni che non ci appartengono. All’interno di Mi, ad esempio, ci sono moltissimi colleghi moderati che vogliono semplicemente svolgere il proprio compito interpretando le norme di legge, senza forzature e senza creare nuovo diritto.
Magistratura indipendente viene descritta come la corrente di Cosimo Ferri ( già sottosegretario alla Giustizia ed attualmente eletto alla Camera nelle liste del Pd, ndr) che, nonostante sia lontano dalla giurisdizione da anni, è considerato il leader ombra del gruppo… Cosimo Ferri è stato un personaggio importante di Magistratura indipendente. Ma ma non è l’unico. Moltissimi, me compresa, non hanno contatti con lui e vivono la partecipazione al gruppo associativo senza condizionamenti.
Come mai la scelta di candidarsi al Csm?
All’interno di Mi è stato scelto di candidare magistrati che vengono dalla giurisdizione. Per avere una rappresentatività territoriale al Nord si è deciso di puntare su di me, anche se ero molto lontana dall’idea di partecipare in prima persona all’Organo di autogoverno.
Ha accettato con convinzione?
Normalmente è più facile rimanere a lavorare e criticare quello che non piace che attivarsi in prima persona per cambiare le cose. E’ necessario un coinvolgimento a 360 gradi e, soprattutto, cercare di spiegare ai colleghi le proprie idee ed opinioni.
Lei ha sempre svolto funzioni giudicanti, prima come magistrato di sorveglianza quindi come giudice del dibattimento. Non ha un passato di pm che indubbiamente può avvantaggiare in termini di visibilità.
Il lavoro del giudice è fatto di ascolto per prendere decisioni nel silenzio da motivare poi per iscritto. La prima sfida è stata quindi su me stessa, andando a propormi ai colleghi di cui devo conquistare la fiducia che esprimono dandoti il voto perché condividono le tue idee.
Di cosa ha bisogno la magistratura italiana?
Di riforme serie e concrete. I magistrati vogliono solo essere messi nelle condizioni di lavorare al meglio, in un contesto efficiente ma non efficientista, e di essere valorizzati per il loro costante impegno.
Il Csm ultimamente è finito nel mirino per la minore trasparenza delle sue scelte. L’accusa è giunta anche dal procuratore di Milano Francesco Greco, per altro esponente di punta delle toghe progressiste di Area.
( sorride) Le critiche sulla minore trasparenza del Csm vengono da chi in questi anni ha avuto la maggioranza nel Csm, mi riferisco appunto ai magistrati del gruppo di Area che sono stati spesso determinanti nelle varie decisioni. A partire proprio da quelle sulle nomine dei dirigenti. Comunque mi fa molto piacere che si faccia autocritica purché non rimanga solo un bel proposito.
Pensa che si debba rendere pubblico il cv di tutti i magistrati che si candidano ad un incarico?
Questo è già previsto anche se in modo facoltativo. Andrebbe incentivato.
E il tema delle scoperture degli uffici?
E’ necessario che si proceda in ordine cronologico. Voglio ricordare, però, che, l’ordine del giorno delle nomine lo fa il presidente della Commissione sugli incarichi direttivi. Sono decenni che un esponente di Mi non ricopre tale ruolo.
Si può fare un parallelo fra la disaffezione per la politica da parte dei cittadini e la disaffezione per l’associazionismo giudiziario da parte dei magistrati?
Si. E’ un momento di crisi di tutte le Istituzioni. Nessuna esclusa.
Che rapporto intercorre fra i giovani magistrati e le correnti?
E’ opportuno che non abbiano inizialmente pregiudizi sull’associazionismo giudiziario. Il confronto con i colleghi, sempre importante, farà maturare le loro scelte.
Tre cose che si propone di fare in caso venga eletta?
Subito orientare le scelte in Consiglio avendo come obiettivo quello di migliorare le condizioni di lavoro dei colleghi. Poi, una semplificazione per le valutazione di professionalità. Quindi alcuni correttivi sui criteri di nomina dei capi degli uffici. Senza il ritorno all’anzianità, vietato dalla legge. La discrezionalità del Csm deve essere finalizzata alla scelta del miglior direttivo senza derive spartitorie. I magistrati, gli avvocati, tutti gli operatori del diritto, devono sapere che quel presidente di Tribunale o quel procuratore è il miglior magistrato possibile per quell’incarico e non il frutto di logiche spartitorie.