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Indagato per corruzione a Perugia, recentemente espulso dall’Anm di cui è stato anche il presidente, da ieri, secondo quanto riferito in conferenza stampa dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, titolare dell’azione disciplinare, anche a forte rischio “rimozione” dall’ordine giudiziario, cioè il licenziamento. Non è certamente un periodo facile per Luca Palamara, il magistrato divenuto, suo malgrado, il simbolo della degenerazione delle correnti in magistratura e della lottizzazione degli incarichi al Csm. In questo contesto non propriamente idilliaco, anche perché risulta sempre più difficile credere che Palamara abbia potuto in questi anni fare tutto da solo, i commentatori dimenticano quasi sempre di aggiungere che da dodici mesi l’ex potente consigliere del Csm è sospeso dalle funzioni e, soprattutto, dallo stipendio. Palamara, con due figli a carico, percepisce infatti solo l’assegno alimentare di circa mille e quattrocento euro. Emolumento dignitoso, certamente, ma che non mette nelle migliori condizioni per affrontare un processo penale. E già: il destino di Palamara è quello che accomuna tutti i dipendenti della Pubblica amministrazione che, incappati nelle maglie della giustizia, vengono sospesi dalle funzioni e dallo stipendio. Il principio di fondo che regola questo istituto è quello di tutelare il buon nome della Pa ed impedire che il malcapitato continui a farsi corrompere come un forsennato. C’è però il rovescio della medaglia, che si traduce nel divieto di svolgere altri lavori durante la sospensione in quanto incompatibili con lo status di dipendente pubblico. Vale la pena ricordare che la sospensione non ha una durata prefissata. Teoricamente può prolungarsi fino alla pensione. Palamara, comunque, è stato “graziato” dai colleghi di Perugia: pur essendo indagato per corruzione i pm non hanno provveduto al sequestro dei conti bancari, un atto che per questo genere di reati avviene di “default”. Il sequestro preventivo è scattato infatti solo qualche mese fa.Il problema potrebbe essere archiviato con un “se l’è cercata”, ma la presunzione di non colpevolezza vale per tutti i cittadini e tutti hanno il diritto di difendersi al meglio. C’è un aspetto positivo, riguarda il procedimento disciplinare che Salvi sta istruendo per rimuoverlo. Ad assisterlo ci saranno Roberto Carrelli Palombi, presidente del Tribunale di Siena, e Stefano Guizzi, consigliere di Cassazione. Chi frequenta la Sezione disciplinare del Csm sa che si tratta di maggiormente esperti nella materia. Al Csm la difesa è “gratis” in quanto i magistrati che svolgono il ruolo di difensore del collega non percepiscono alcun compenso.