Se Davigo dice che c’è l’invasione degli ultracorrotti, il premier Renzi gli risponde «fuori i nomi». E se lo stesso presidente dell’Anm, prima di assumere la carica, sfotte il ministro Orlando sulla lentezza delle cause civili, il guardasigilli gli presenta i numeri: «Impossibile scendere a un anno di attesa per definire una causa in primo grado? I dati dicono che è fatta. Alla fine del 2016 conteremo 367 giorni per la prima sentenza. Quando a giugno di due anni fa mi impegnai su questo insieme con il presidente del Consiglio, era perché entrambi conoscevamo gli investimenti che avremmo messo in campo». L’occasione per la garbata risposta di Orlando al pessimismo di Davigo arriva nelle conferenza stampa che il ministro convoca sui dati della giustizia civile. Le statistiche dicono che l’Italia è un po’ meno lontana dalla Francia, anche per il numero dei processi arretrati, sceso sotto i 4 milioni rispetto ai quasi 6 del 2009.Sulla giustizia c’è dunque una nuova strategia di governo, non si sa quanto concordata tra Palazzo Chigi e via Arenula: rispondere con i dati di fatto alle professioni di antipolitica, comprese quelle che arrivano dai magistrati. «Meno opinioni, più elementi oggettivi», enuncia il guardasigilli. Che spiega quella statistica sul tempo medio d’attesa, che nel 2013 era di 547 giorni: «È un risultato dedotto per proiezione sull’anno in corso e sulla base delle tendenze emerse in 40 tribunali rappresentativi del totale». Già nel 2015 d’altronde le indicazioni erano state confortanti: «Abbiamo contato 57 tribunali con un’attesa inferiore a un anno per la sentenza civile di primo grado». Nell’elenco la migliore è Rovereto, seguita da Mantova e Cuneo. Il tribunale meridionale più performante è quello di Napoli Nord, ventesimo. Nell’hit parade compaiono anche Milano e Torino.