PHOTO
«Dall’analisi fatta emergono, purtroppo, nuove criticità: le gestioni commissariali, nei Comuni sciolti per mafia, non prestano la dovuta attenzione o, comunque, non riescono ad affrontare in maniera adeguata gli obblighi della trasparenza e della prevenzione della corruzione». A dirlo all’Adnkronos è il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, a pochi giorni dall’approvazione, in Commissione, della «Relazione sulla prevenzione della corruzione e sulla trasparenza nei Comuni sciolti per mafia», dalla quale emergono «gravi e costanti» carenze sulla trasparenza e inadempimenti. «Il ruolo dei Commissari designati dopo uno scioglimento per mafia dovrebbe essere garantire trasparenza, accrescere l’efficienza, l’efficacia, la chiarezza e la produttività all’interno dell’ente sciolto, con l’obiettivo teorico di far penetrare tali principi e valori nell’agire quotidiano dell’Amministrazione Pubblica - osserva Morra -. A riguardo, infatti, abbiamo evidenziato l’importanza di avviare iniziative di prevenzione, vigilanza e controllo in contrasto alle potenziali infiltrazioni criminali nelle procedure amministrative e di spesa dei Comuni». Un flop dei commissariamenti? «Si lo è - risponde il presidente della Commissione Antimafia, relatore della Relazione - Purtroppo è quanto emerge dai dati sulla mancata trasparenza nonostante il commissariamento degli enti sciolti ed analizzati in questa relazione». «Sono gravi e costanti le carenze nella sezione della "trasparenza" dei siti istituzionali su cui, ad esempio, spesso mancano gli elenchi dei beni confiscati per mafia. Nel corso delle gestioni commissariali, frequentemente, il ciclo di programmazione dei bilanci non viene rispettato ed il piano dei conti integrato non viene prodotto o pubblicato, impedendo di fatto di effettuare i controlli da parte dei Revisori dei conti e della Corte di Conti». «Abbiamo esaminato in Antimafia le relazioni prodotte al termine del commissariamento sui comuni sciolti per infiltrazione e nel 78% dei casi non si ipotizza alcun evento corruttivo durante il 2019, e tutto ciò ci sembra irreale», sottolinea Morra. «Stiamo individuando strumenti di verifica e di controllo dell’attività di commissariamento perché il lavoro dei commissari incide e non poco sul futuro di vita o di morte economica e sociale di una comunità. Non è accettabile, ad esempio, che un paese come Platì, comune della provincia di Reggio Calabria, in passato sia stato commissariato per dieci anni - continua il presidente della Commissione parlamentare Antimafia -. Si deve proseguire nell’attività di bonifica amministrativa, senza influire negativamente sulla collettività perché lo scioglimento per mafia di un comune ha inevitabilmente delle ripercussioni, anche in termini di autostima oltre che di immagine, su tutta la comunità. Affinché le gestioni commissariali siano più efficienti e centrino gli obiettivi della trasparenza e della prevenzione alla corruzione, l’Antimafia è pronta ad elaborare delle proposte: «La Commissione continuerà a lavorare sui dati raccolti ed analizzati, la strada sembra indirizzarci verso una verifica delle attività svolte da parte dei Commissari nei comuni sciolti, cui potrebbero seguire dei benefici per chi adempie al meglio i propri doveri; viceversa pensare a dei meccanismi selettivi evitando in futuro commissariamenti blandi o addirittura inutili sembra essere la via da seguire». Alla domanda se ci sia un abuso delle normative che riguardano lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose, Morra risponde: «Sicuramente ciò che risponde e rispetta meglio i principi cardini sui quali si poggia l’intero nostro ordinamento giuridico, riguarda la responsabilità penale verso singoli soggetti e forse non su tutta la squadra amministrativa. Anche se a mio avviso si potrebbe e dovrebbe estendere la normativa per lo scioglimento, seppur con la dovuta cautela ad altri enti pubblici». I dati contenuti nella Relazione dicono che alcuni Comuni sono recidivi tanto da essere colpiti fino a tre volte dallo scioglimento: «Se un comune viene sciolto più volte è chiaro che il commissariamento non è stato efficace, tutt’altro. È fondamentale individuare meccanismi che garantiscano l’applicazione degli strumenti già previsti per assicurare che, concluso il periodo di commissariamento, il primo e fondamentale passo per il ritorno alla normalità, l’ente non sia nuovamente facile appannaggio delle consorterie criminose, certamente non ancora scomparse dalla scena». «Quando viene sciolto un comune cade il consiglio comunale che è l’organo eletto democraticamente, ma spesso è proprio negli uffici tecnici che bisognerebbe intervenire - osserva il presidente della Commissione parlamentare Antimafia - iniziando dal responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza ovvero mettendolo in condizioni di poter svolgere le funzioni previste che tutelerebbero al meglio l’ente». Rispetto alle sue competenze, Anac «ha un ruolo importante nel dare un indirizzo nella redazione degli atti e delle norme a cui i Comuni devono attenersi. Ciò non è sufficiente perché sovente le ditte si avvalgono di prestanomi che aggirano i divieti imposti dalle norme - osserva Morra -. Vanno date delle direttive più stringenti e rafforzato l’ufficio dell’anticorruzione. In primis bisognerebbe concentrarsi sulle confische che producono quasi sempre il fallimento di un’azienda, fermando a volte anche economie sane, legate inevitabilmente a quelle malavitose. Anche la gestione dei beni confiscati affidata ai Comuni andrebbe ripensata, poiché ci sono dei costi che molti comuni non sono in grado di affrontare e sostenere per la gestione del bene». A 30 anni di applicazione della legge sugli scioglimenti dei comuni per mafia, sono all’esame diverse proposte normative: «Si pensa all’individuazione di un organismo terzo che provveda, nei comuni sciolti per mafia, al monitoraggio del rispetto della normativa sulla trasparenza e sulla prevenzione della corruzione, svolgendo altresì una funzione di supporto e di impulso nei confronti delle commissioni straordinarie. Attività da continuare a svolgere anche al termine del commissariamento, monitorando e supportando gli enti locali negli anni immediatamente successivi al ripristino dell’ordinaria amministrazione». (di Sara Di Sciullo)