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«Mi dispiace solo per i miei figli, sopporterò cristianamente per avere difeso il mio paese. Ma passare per un sequestratore no, è ridicola proprio l’idea...». Sono da poco passate le tre del pomeriggio quando Matteo Salvini lascia l’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. È scuro in viso e non nasconde la sua profonda delusione. Pochi minuti prima il Gup del Tribunale Lorenzo Jannelli lo ha rinviato a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, un’accusa pesantissima. Secondo la Procura di Palermo, l’ex ministro dell’Interno nell’agosto del 2019 avrebbe illegittimamente negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi a largo di Lampedusa dalla nave della ong Open Arms. Non sono bastate le 113 pagine di memoria difensiva depositata nei giorni scorsi e neppure le due ore e mezzo di discussione dell’avvocata Giulia Bongiorno, che ha ribadito l’estraneità di Salvini alle accuse, per convincere il gup Jannelli a scegliere il non luogo a procedere. L’udienza preliminare non deve valutare se sussiste o meno la responsabilità penale dell’imputato, ma se ci sono elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio e, secondo il giudice, «non ci sono elementi per decidere un proscioglimento». Ecco perché ha disposto per Salvini il processo che inizierà il prossimo 15 settembre davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Palermo. «È una decisione dal sapore politico più che giudiziario», dice tranchant Salvini incontrando i giornalisti assiepati in un ingresso laterale del carcere Ucciardone. «Al processo emergeranno delle verità - spiega, con accanto l’avvocata Bongiorno - Non sono preoccupato, perché non ho nulla da temere». «Ho fatto quello che ho fatto e lo rifarò con orgoglio, dovessi avere nuovamente una responsabilità di governo», ha aggiunto. Salvini dice che spera di «incontrare giudici che non abbiano pregiudizi politici». Ma aggiunge subito dopo: «Sul banco degli imputati dovrebbe esserci qualcuno che gioca sulla pelle degli esseri umani. Se qualcuno gira non per sei giorni ma per 13 giorni per il Mediterraneo in attesa di raccogliere altri migranti quando il porto italiano più vicino dista due giorni, chi gioca sulla pelle di questi ragazzi? Al processo emergeranno delle verità», dice. E la legale fa sapere che tra i testimoni verranno chiamati a deporre l’ex premier Giuseppe Conte, ma anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’ex ministro Danilo Toninelli. Poi rilancia: «Quanto costa questo processo politico?». E invoca una riforma della giustizia: «Su due sbarchi, con due identiche fattispecie di reato, a Catania si dice ho fatto bene, a Palermo che ha fatto male. Com’è possibile? Chiederò al mio avvocato di citare Palamara, aveva detto che bisognava processare Salvini»