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Cerciello
«Puntiamo all’assoluzione completa». L’avvocato Francesco Petrelli, difensore di Christian Gabriel Natale Hjorth accusato insieme con Finnegan Lee Elder dell’omicidio del brigadiere Mario Cerciello Rega, è intervenuto ai microfoni de «L’Italia s’è Desta» per parlare degli ultimi sviluppi della vicenda a pochi giorni dall’inizio del processo. È stato diffuso il video di Christian Gabriel Natale Hjorth bendato ed interrogato dopo l’arresto: «Lasciamo da parte le valutazioni processuali. Quello che lascia la visione di questo video è un senso di profonda amarezza, specialmente in uno stato di diritto e in una società che dovrebbe dirsi civile ed ispirata a norme di rispetto di dignità anche nei confronti di persone accusate di crimini efferati questo non dovrebbe accadere. Non si comprende come tutto questo non solo sia accaduto ma che si sia acconsentito accadesse - afferma il legale- Si capisce agevolmente dalla visione di quei frammenti di ripresa fatta da un telefonino, che ha per autore una delle due vittime della cosiddetta aggressione lascia ancora più sgomenti, quale fosse il trattamento al quale veniva sottoposto il Natale Gabriel. Dimostra che non avevano fondamento molte delle giustificazioni che erano state date di quel bendaggio. Tra queste si era detto che non doveva vedere le immagini sui video di quella stanza. I monitor invece tutti spenti. Sarà inevitabilmente un tema del processo».« Quello che fino ad oggi hanno chiarito in maniera clamorosa le indagini svolte è che non c’è nulla di chiaro. I misteri restano fitti. L’unica certezza è che non vi è nulla di certo - aggiunge Petrelli - E fondamentale svelare la realtà dell’antefatto per comprendere quello che avvenne in quella manciata di secondi che portarono alla morte il povero Cerciello. Le indagini non possono essere condotte con questa approssimazione. Chi ne esce danneggiato non sono soli l’indagato e l’indagine ma l’intero sistema giustizia. Non c’è dubbio che chiederemo piena assoluzione per lui. E in custodia cautelare da mezzo anno. Parliamo di un ragazzo che aveva 18 anni quando ha varcato la soglia di Regina Coeli. E stata un’esperienza sotto tutti i profili veramente durissima. Speriamo - conclude il difensore - che il processo sia rapido e giusto e che porti alla sua soluzione, al riconoscimento della sua piena innocenza».