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Primo giorno di libertà per Giulio Occhionero dopo la scarcerazione avvenuta due giorni. Nella sua prima intervista dopo 12 mesi di carcerazione preventiva racconta al Dubbio che la cosa che gli è più mancata è stata il computer: «È stato difficile per me non poterlo usare; tutta l’accusa è costruita su presunti reati informatici e per tutto questo tempo mi è stato impedito di utilizzare un pc sconnesso da Internet, adesso potrò preparare meglio la mia difesa». Gli chiediamo subito, incontrandolo nello studio del suo avvocato Roberto Bottacchiari che difende anche la sorella Francesca Maria con il collega Stefano Parretta, come ha vissuto questa lunga esperienza carceraria. «Il carcere soffre per la carenza strutturale ma parzialmente viene compensato dalla attività degli agenti di polizia penitenziaria che si sono fatti apprezzare per il loro operato; quando sei in carcere ti capita di assistere ai suicidi anche a 200 metri da te e questo ti turba. Come ho raccontato a Rita Bernardini che è venuta spesso a trovarmi e come non ho potuto fare durante l’udienza perché interrotto dal pm sulla questione carceraria c’è da fare molto, soprattutto dal punto di vista rieducativo. Io ci sono entrato anche con spirito critico: vedi i detenuti pulire le celle e cucinare benissimo ma noti anche che sviluppano atteggiamenti compilativi e maniacali. Io sono stato in sorveglianza speciale per quasi tutta la detenzione: il cibo mi veniva portato separatamente, forse per timore di un avvelenamento, e per sette mesi è stato ispezionato prima di poterlo mangiare. Non c’erano detenuti a sorveglianza speciale da anni a Regina Coeli. Comunque, nonostante tutto, mi sono trovato bene con gli altri reclusi che ho aiutato a scrivere istanze. Quello che mi preme dire è che tutta questa lunga detenzione, immotivata per questo tipo di reati, è stata portata avanti scientemente per non permettermi di difendermi bene e per evitare che io potessi presentare contestazioni» .
In merito alle accuse che le vengono contestate Lei come risponde? Quali sono i punti della inchiesta che contesta nel merito e nel metodo?
La procura non è riuscita a provare nessun accesso abusivo né alcun danneggiamento ai danni di enti e persone dal profilo istituzionale. L’atteggiamento che sta assumendo la procura è quello di dire “lei ha rubato ma che cosa lo vedremo in giudizio”. Si può amministrare così la giustizia? Tutti i dati che abbiamo li abbiamo avuti in maniera legale. Per il resto avrò modo di verificare se qualcuno ha deliberatamente inserito dei file tra i nostri. Nel metodo è noto il mio esposto alla Procura di Perugia perché ho seri dubbi sull’operato della polizia postale. A Perugia stanno procedendo con le indagini nei confronti del pm e degli agenti della polizia postale e ci sono 60 possibilità su cento che riescano a trovare chi ha utilizzato abusivamente la email dell’avvocato Stajano da cui sarebbe partito il malware a me addebitato. E si noti bene che il nome di Stajano non è stato utilizzato a caso dalle persone che effettivamente stanno operando per ora all’oscuro di tutti: Stajano è un ex componente del Csm e colpire lui ha significato lanciare un avvertimento a tutta la magistratura. Voglio ribadire e sottolineare che ci sono persone dello Stato coinvolte con la creazione di questo allarme di cyber spionaggio.
La stampa ha dato molto rilievo all’arresto suo e di sua sorella. Solo per ricordare alcuni titoli: ' Giulio Occhionero, un cyberspione che più maldestro non si può' ( Il Fatto Quotidiano), Giulio Occhionero, chi è ( e come agiva) l’hacker che cercava di spiare Renzi, Draghi e Ravasi ( Formiche), I fratelli Occhionero, tra massoneria e alta finanza ( Ansa). In quali descrizioni mediatiche non si ritrova?
Tutto questo lascia il tempo che trova, non vale la pena commentare.
Si è scritto molto della sua appartenenza alla massoneria. Cosa ha da dire in merito? Oggi come sono i suoi rapporti?
Al momento sono stato sospeso in attesa del giudizio. Ma posso assicurare che non ho mai spiato i miei fratelli massoni.
Secondo lei cosa c’è dietro a tutta questa vicenda? Qualcuno ha fatto di voi un capro espiatorio?
Chi ha creato l’allarme ne beneficia anche. Su questa vicenda più realtà sembrano avere dei ritorni. Ci sono in mezzo sicuramente i servizi segreti. E tornando sulla sicurezza nazionale che secondo l’accusa avrei messo in pericolo: in realtà è proprio la forza di polizia italiana che ha cercato di prendere il controllo dello spazio cibernetico americano nella fase di indagine sui nostri server americani. Io avevo appuntamento col vice presidente del Copasir il 12 alla luce.
gennaio del 2017 per informarlo proprio di questo e di altre violazioni ma due giorni prima mi hanno arrestato. Non credo sia una coincidenza.
Ha fiducia nella giustizia?
Certo che ho fiducia nella giustizia tanto è vero che ho presentato un esposto a Perugia perché credo che qualcuno sia in grado di fare bene il proprio lavoro.
Vuole aggiungere qualcosa?
Vorrei suggerire ai giornalisti di vedere in profondità le carte processuali, e lasciare da parte gli aspetti emotivi e sensazionalistici altrimenti la verità non verrà mai chiaramente