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Dalla procura di Firenze al prepensionamento, salvo poi ripensarci e presentare domanda per la Direzione nazionale antimafia e, infine, fare un altro passo indietro per tornare a casa a Reggio Calabria, dove svolgerà il ruolo di sostituto procuratore presso il Tribunale dei Minori. Si chiuderà così la carriera di Giuseppe Creazzo, attuale capo degli uffici giudiziari fiorentini e nemico pubblico numero uno di Matteo Renzi, che nei giorni scorsi ha presentato un esposto contro di lui e i magistrati titolari dell'indagine Open, l’aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi. Un esposto accompagnato da corposi allegati e che ha prodotto l’apertura di un fascicolo per abuso d’ufficio da parte del procuratore di Genova Francesco Pinto e l'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, che per il momento procedono a carico di ignoti. Creazzo - la cui permanenza al vertice della procura del capoluogo toscano era prevista fino a giugno, quando termineranno gli otto anni di copertura massima dell’incarico - nelle scorse settimane aveva annunciato la revoca della domanda di pensionamento anticipato, optando per una “candidatura” alla Procura nazionale antimafia. Una strada in salita, dato che sulla sua testa pesa l’esito del procedimento disciplinare conclusosi a dicembre scorso con la perdita di due mesi di anzianità, per le presunte molestie a danno di una collega, Alessia Sinatra. Prima dell’avvio del procedimento disciplinare, era stato lo stesso magistrato ad annunciare la scelta del prepensionamento, «scaturita dal fatto che il Csm ha definito le procedure concorsuali per i posti direttivi che formavano oggetto delle ultime mie domande pendenti (tra le quali Roma, ndr) - aveva spiegato - assegnandoli ad altri magistrati. Poiché non potrò più fare domande perché ho raggiunto i limiti di età, la mia carriera professionale non ha ulteriori prospettive. Per questo ho liberamente scelto di chiedere di andare in pensione». In molti ipotizzarono però che dietro questa scelta ci fosse una strategia per chiudere con il minor numero di danni possibile il procedimento disciplinare a suo carico, criticando aspramente la sua scelta. Dopo aver archiviato quel capitolo, Creazzo ha però cambiato idea, dichiarandosi interessato a chiudere la sua carriera negli uffici di via Giulia. L’esito della sua candidatura, però, apparirebbe già scontato, data la punizione (seppur lieve) inflitta da Palazzo dei Marescialli. E non potendo più presentare domanda per ricoprire un posto direttivo, non avendo la possibilità di garantire i quattro anni di permanenza richiesti, le scelte erano limitate: rimanere a Firenze altri tre anni come sostituto o scegliere un’altra destinazione. Da qui la decisione di tornare in Calabria per chiudere la carriera vicino casa. La sua è stata l’unica domanda valutata dal Csm, che ha chiuso il bando il 19 gennaio 2022. La vicenda è arrivata all’ordine del giorno del plenum di ieri, 24 ore dopo la decisione del Senato di sollevare il conflitto di attribuzioni in merito ai sequestri effettuati nell’ambito dell’inchiesta Open. Sarà, dunque, la Consulta a chiarire se mail e chat private allegati ai fascicoli di indagine siano o meno violazione delle prerogative di un parlamentare e a stabilire, dunque, se Creazzo e i suoi magistrati abbiano agito fuori dalle regole come contestato dal leader di Italia Viva. E in attesa di una pronuncia della Corte costituzionale, che rappresenterà uno spartiacque rispetto al rapporto tra politica e magistratura, il prossimo capitolo verrà scritto dal giudice per le indagini preliminari, che dovrà decidere se rinviare a giudizio Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai. Decisione che rappresenterà il sigillo sulla carriera di Creazzo.