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La rete idrica delle prigioni italiane è un colabrodo. Impianti vetusti e contatori inefficienti stanno generando consumi di acqua “ben superiori ai normali parametri riferibili all’edilizia civile residenziale e comunitaria” Per evitare, quindi, “ulteriori dispersioni e contenere i consumi”, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha ritenuto che la soluzione migliore sia quella di “chiudere in via sperimentale l’erogazione idrica dalle ore 23.00 alle ore 5.30 del mattino” nelle celle dove il consumo giornaliero sia superiore a 0,5 mc per detenuto. La chiusura dei rubinetti scatterà dal prossimo mese di gennaio, come disposto nel provvedimento dello scorso 28 novembre a firma del direttore del Dap Santi Consolo ed indirizzato a tutti i direttori delle carceri. Nella nota con cui vengono assetati dal contrappello alla sveglia i detenuti italiani si legge che è stato acquisito il preventivo parere del Garante dei detenuti e che la disposizione risponde alle “direttive del ministro della Giustizia finalizzate all’efficentamento energetico del patrimonio immobiliare demaniale in uso all’amministrazione penitenziaria”. Per le esigenze durante la notte, ad ogni detenuto sarà data una brocca dalla capienza massima di “20/ 25 litri di acqua da utilizzare come riserva idrica”. Oltre al ritorno delle brocche, come nelle prigioni del Regno delle Due Sicilie, nella nota del Dap si invitano i direttori delle carceri italiane a una verifica del corretto funzionamento dei contatori cercando nel contempo di ottenere dai gestori dei servizi idrici “condizioni contrattuali a tariffe agevolate”. Sono esclusi dall’utilizzo delle brocche di acqua i “reparti sanitari con degenze, articolazioni per la salute mentale e reparti lavorazione con particolare consumo d’acqua”. Eventuali casi particolari ove non utilizzare i catini nell’orario notturno saranno “valutati dai provveditorati e segnalati al Dap” per la prevista autorizzazione. La chiusura dei rubinetti nell’orario notturno e il conseguente utilizzo delle brocche, nelle intenzioni del Dap permetterà di raggiungere “rilevanti economie di risorse finanziarie da destinare al rifacimento delle reti idriche interne avviando un circuito virtuoso di ulteriore abbattimento dei costi e dei consumi idrici”. Inoltre, sempre per ottimizzare i costi, è prevista l’istallazione di impianti di raccolta dell’acqua piovana e di quelle reflue da utilizzare per i “servizi di pulizia e l’irrigazione colturale”. Rubinetti aperti e nessuna brocca per il personale della polizia penitenziaria accasermato che viene escluso dalla partecipazione a questo percorso virtuoso finalizzato al risparmio idrico. In base agli ultimi dati disponibili sul sito del ministero della Giustizia, riferiti al 2014, per il pagamento di tutte le utenze delle carceri sono stati spesi 140 milioni di euro. Per fare un raffronto, nello stesso anno, le Procure hanno speso solo di intercettazioni telefoniche 250 milioni di euro.