Il ministro della Giustizia Carlo Nordio,
all’uscita delle tre carceri che ha visitato brevemente, ha parlato esclusivamente dell’edilizia carceraria. Nessun cenno sull’esecuzione penale, la detenzione come extrema ratio, le misura alternative. Parlare di nuove carceri, tranne la parentesi Cartabia, è la continuità con i governi scorsi.
Milioni già stanziati per il rifacimento dei padiglioni di Poggioreale
Da almeno 20 anni che si opta per il “piano carceri”. Se si vuole davvero mettere mano all’edilizia in maniera pragmatica, allora per iniziare basterebbe mettere in atto ciò che è stato progettato da anni. Milioni già stanziati per il rifacimento di nuovi padiglioni come quello di Poggioreale, oppure il nuovo carcere moderno di Nola che rispecchia i parametri europei e tanto altro ancora. Eppure non si vede alcuna luce. Come mai? Partiamo dal mostro di cemento del
carcere di Poggioreale, a Napoli. Nel 2016, l’allora
ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha trasferito 12 milioni di euro al Provveditorato regionale per le opere pubbliche per far abbattere e rimodernare i 4 padiglioni disastrati di Poggioreale. «Di questi soldi – come denunciò il garante campano regionale dei detenuti Samuele Ciambriello – non è stato speso un euro». Il bando risulta essere stato aggiudicato ad una azienda, la Sia Srl. Ma non ne sa più nulla. Ad oggi siamo al nulla di fatto. Arriviamo nel 2021 e il ministero delle Infrastrutture del governo Draghi fa indire l’ennesima gara per i lavori di adeguamento dei padiglioni Salerno, Napoli, Genova, Venezia, Italia del carcere napoletano. L’importo dell’appalto è di poco più di 13 milioni. La data dell’atto è 8 giugno 2021, poi prorogato ad agosto e con la durata prevista di 1140 giorni. Storia a lieto fine? Dal portale del ministero delle Infrastrutture, la procedura risulta ancora aperta e non c’è più alcun aggiornamento dal 15 agosto del 2021. Di fatto, i lavori ai padiglioni ancora non sono partiti.
Il progetto del carcere di Nola dovrebbe rispondere alle esigenze più avanzate
Sempre solo limitandoci alla regione Campania c’è
il nuovo carcere di Nola che ancora non decolla. L’inizio dei lavori è ufficialmente datata nel 2017, ma non ha trovato ancora luce. Il bando è stato vinto dalla Tecnicaer, una azienda operante nel settore della progettazione sanitaria, scolastica, carceraria e delle grandi opere pubbliche. L’area del progetto coinvolge 95.000 metri quadrati. Ed è progettato con l’intento di rispondere alle più avanzate esigenze di gestione penitenziaria attraverso soluzioni architettoniche di avanguardia. Aule e laboratori destinati alla formazione scolastica e professionale, un teatro, un cinema, palestra e piscina, aree all’aperto e campi sportivi. L’obiettivò Fornire ai detenuti un percorso di vera riabilitazione attraverso lo studio, il lavoro, lo sport e l’arte. L’innovazione riguarderà anche l’energia: prestazioni in classe A4, con sostanziale annullamento del fabbisogno energetico e attribuzione della categoria Nzeb nonché Carbon Zero. Nola è una struttura impattante che rende più flessibili e sicuri gli spazi e che agevola il fine rieducativo della pena. È esattamente
il modello Norvegese, come ad Halde dove le finestre non hanno sbarre, non ci sono torrette di sorveglianza, fili spinati o recinzioni elettriche. Non ci sono neanche telecamere; né nei corridoi, né nelle camere, nelle aule o nei laboratori. Gli agenti non hanno armi. Il carcere moderno di Nola ha esattamente questa ambizione. Eppure, ancora non si realizza. marzo scorso il garante regionale Ciambriello si è incontrato con il Provveditore alle opere pubbliche della Campania, Molise, Puglia e Basilicata, Placido Migliorino. L’incontro, chiesto dal garante, ha avuto come argomento anche la costruzione del nuovo carcere di Nola. Ed è lì che ha appreso la notizia che il Provveditorato alle opere pubbliche ha chiesto al ministero competente di portare dai 100 milioni,
previsti per la costruzione del carcere da 1200 posti, a 300 milioni l’importo complessivo del progetto. Ma siamo quasi alla fine dell’anno e non se ne sa più nulla. Buio totale.
Si parla di nuove carceri ma c'è il buio assoluto sul modello dell’esecuzione penale
Il
ministro della Giustizia Nordio potrebbe iniziare da qui, far concretizzare ciò che è stato già progettato tutto con tanto di bandi vinti. Ma se da una parte c’è il buco nero dell’edilizia penitenziaria, storie antiche che si ripetono, dall’altra c’è anche il buio assoluto sul modello dell’esecuzione penale. Se si opta, tra l’altro puntualmente in maniera fallimentare, esclusivamente sulle nuove carceri, conservando l’idea di rinchiudere le persone e gettare la chiave, rimangono invariate le criticità e possono soltanto che acutizzarsi. Con il risultato che si sbattono dentro le persone per aver rubato una cuffia da 24 euro, che poi si impiccano come è accaduto a Torino. D’altronde se in Italia si cercano continuamente nuovi spazi per costruire strutture detentive, in molti paesi scandinavi le prigioni chiudono.