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Suicidi in carcere, parla Nordio
«Dobbiamo superare il sistema carcerocentrico e il sovraffollamento, che è fonte di suicidi. Le soluzioni? Non di certo una amnistia, che rappresenta un fallimento dello Stato e verrebbe negativamente compresa dai cittadini. Quello che occorrerà fare è limitare la carcerazione preventiva ed intervenire nei confronti di quelle persone condannate per reati minori e vicine al fine pena e per i tossicodipendenti. Come? Rimodulando e affievolendo la detenzione, facendole ospitare dalle comunità, molte delle quali si sono rese già disponibili». Questo quanto annunciato ieri dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio al convegno “Senza dignità” organizzato all’Università Roma Tre da Radio Radicale e Radio Carcere.
Ha escluso invece la soluzione sulla liberazione anticipata in discussione alla Camera ed elaborata dall’onorevole di Italia Viva Roberto Giachetti: «Una liberazione anticipata lineare può sembrare come già detto una resa dello Stato, sarebbe meglio se la deflazione, anche per numeri maggiori di detenuti, avvenisse con una detenzione alternativa». Su questo punto via Arenula sta lavorando ma ancora non si conosce lo strumento normativo. In realtà la proposta di Giachetti non prevede un automatismo ma la valutazione del magistrato di sorveglianza. Il Guardasigilli ha poi spiegato: «Costruire nuove carceri è molto difficile. Ora stiamo studiando per utilizzare molti padiglioni non utilizzati all’interno del carcere per i detenuti e spazi di lavoro».
La tavola rotonda successiva è iniziata con il presidente dell’Anm che ha commentato: «Il ministro ha prospettato una soluzione vaga che ancora non abbiamo avuto modo di vedere. Non sta a me e all’Anm indicare le misure più adeguate per deflazionare. Però le comunità non so se possono essere annoverate tra le risposte che l’emergenza richiede. Non bisogna pensare che se un detenuto non sconta pienamente la pena in carcere sia un fallimento della giustizia penale, questo si misura invece sui gradi di recidiva».
Dopo è intervenuto il presidente dell’Unione Camere Penali, Francesco Petrelli che sulle prospettive di Nordio ha commentato: «Ho l’impressione che non si colga la necessaria attenzione e non si percepisca in fondo l’evidente drammaticità della situazione che attraversa il nostro sistema carcerario. Il Ministro ha detto che liberare una quota di detenuti meritevoli costituirebbe una resa dello Stato. E invece i 33 suicidi dall’inizio del 2024 non sono un fallimento dello Stato».
L’evento pomeridiano era stato preceduto da una visita a Regina Coeli di una delegazione composta sempre dai presidenti Anm e Ucpi Santalucia e Petrelli, da Stefano Celli, presidente della Commissione diritto penitenziario dell'Anm, dal direttore del Tg di La7 Enrico Mentana. È stata la prima volta che Anm e Ucpi hanno visitato un carcere insieme. «In questi ultimi tempi - ha dichiarato al margine della visita l’esponente di Md Stefano Celli si è parlato molto di carcere duro, della vicenda dell’anarchico Cospito, del 41 bis, di regimi detentivi che sarebbero incompatibili con il senso di umanità. Questo è sicuramente vero. Il carcere ostativo, il 41 bis, va ricondotto a quello che era all’origine; una misura eccezionale e riservata a delitti particolarmente gravi e a forme di criminalità organizzata; terrorismo e simili. Quello che invece, adesso, però è urgente, è evitare che il carcere duro sia applicato a quelli per i quali non è previsto neanche in astratto; cioè i detenuti comuni. I quali vivono in condizioni assolutamente incompatibili con l’umanità, ma anche con la dignità».
Ha aggiunto Petrelli all’uscita dal carcere: «“Un pugno allo stomaco” l’ha definita il Presidente di Anm Giuseppe Santalucia, riferendosi alla nostra esperienza della visita al Carcere romano di Regina Coeli. In uno dei “bracci” di quel carcere si è da poco consumato il trentatreesimo suicidio dall’inizio dell’anno. L’ultimo di quella interminabile lista che pesa oramai come un macigno sulla coscienza dell’intero Paese. Lenzuola e bombole di gas, gli strumenti che consentono solitamente ai detenuti di procurarsi il cibo e il sonno, quel poco che assicura il minimo della sopravvivenza, sono divenuti gli strumenti atroci con cui ci si dà la morte tra le mura delle nostre prigioni.
In una perdurante indifferenza questo terribile elenco continua ad allungarsi proiettando la sua ombra futura verso la cifra mai raggiunta di oltre novantanove suicidi in un anno. L’universo carcerario, abbandonato da troppo tempo a sé stesso, ed alla sua troppa disperazione, ha bisogno di cure immediate, di urgenti misure che proteggano la vita e la dignità di tutti i detenuti, necessita di un nuovo patto con la società all’interno della quale vive».
Intanto Italia Viva, Alleanza Verdi e Sinistra. Più Europa e Partito Democratico chiedono al Guardasigilli di riferire in Aula sui fatti accaduti all’Ipm Beccaria di Milano che hanno portato all'arresto di tredici agenti di polizia penitenziaria e di altri otto sospesi per le violenze e le torture. Contemporaneamente il Partito Radicale tramite Don Ettore Cannavera lancia una petizione per l’abolizione delle carceri minorili.