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Gli avvocati e i professori ordinari in materie giuridiche possono diventare consiglieri di Cassazione. A prevederlo è l’articolo 106 (terzo comma) della Costituzione, secondo il quale «su designazione del Consiglio superiore della magistratura possono essere chiamati all'Ufficio di consiglieri di Cassazione, per meriti insigni, professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati che abbiano quindici anni d'esercizio e siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori». Dieci i posti disponibili, ma sono stati nominati in otto. Il plenum del Csm ieri si è pronunciato sulle domande presentate dagli avvocati (19) e dai professori ordinari (12). Per i primi è stata una debacle. Nessun avvocato è stato preso in considerazione, come ci spiega Alessio Lanzi, componente laico del Consiglio superiore della magistratura, ordinario di Diritto penale nelle Università degli Studi di Parma, di Milano e di Milano Bicocca. Attualmente, Lanzi tiene i corsi di Diritto penale dell’economia e di Diritto penale tributario presso l’Università Milano Bicocca. «La legge per gli accessi in Cassazione – dice al Dubbio - prevede che ogni anno venga destinata una quota parte per meriti insigni. Quest’anno c’erano dieci posti vacanti. Il professore ordinario o l’avvocato che intende andare in Cassazione fa una domanda che viene inoltrata al Csm tramite il Cun (Consiglio universitario nazionale, nda) per i professori, tramite il Cnf per gli avvocati. Sia il Cun che il Cnf danno anche un parere di idoneità. Il Csm, a sua volta fa esaminare le domande con i curricula da una commissione tecnica, la stessa che dà anche i pareri per l’accesso in Cassazione dei magistrati. In quest’ultimo caso è l’unica volta in cui il magistrato è sottoposto ad una valutazione di merito e di competenza giuridica sia come consigliere che come sostituto procuratore generale. La commissione, ritornando alla questione dei professori ordinari e degli avvocati, fornisce un parere tecnico in base alla produzione dell’avvocato o del professore, dopodiché la Terza commissione decide sulla base dei posti che ci sono, quanti nominarne, se nominarli». A suscitare l’attenzione di Lanzi è stato il numero delle domande pervenute al Csm: dodici quelle dei professori ordinari, diciannove quelle degli avvocati. La Terza commissione ha proposto di nominare otto professori e nessun avvocato, senza neanche coprire i dieci posti disponibili. «Colpisce – prosegue Lanzi - l’assenza di avvocati da sottoporre al vaglio del Csm, nonostante le domande corredate dal parere positivo del Cnf». Ma come si è giunti a questo? «Quando ero in Terza commissione – ricorda il consigliere del Csm - chiesi, ma la mia proposta venne rigettata, di modificare il regolamento di accesso in Cassazione per quanto concerne i meriti insigni, prevedendo innanzitutto una componente paritetica fra professori e avvocati. I criteri di valutazione sono completamente diversi. Altro aspetto da non sottovalutare la previsione, per i professori e per gli avvocati, che non ci fosse il parere della commissione tecnica, che riguarda l’accesso dei magistrati». Una questione rilevante, a detta di Alessio Lanzi, nella valutazione dei profili dei candidati riguarda la diversa esperienza sul campo: «I criteri di valutazione che fa la commissione tecnica vertono sulla base della produzione di pubblicazioni. Se si valuta la produzione scientifica per quella che è, è chiaro che un professore sarà sempre vincente. L’avvocato deve essere valutato per altre caratteristiche. Penso all’impegno e all’abilità professionale, alle cause che segue. È chiaro che non si possono mettere sullo stesso piano un ricorso per Cassazione ed una monografia sul dolo. Nel momento in cui, però, si usa il parametro dell’accertamento scientifico gli avvocati vengono sempre penalizzati e per loro non c’è storia. Francamente, io, come professore ordinario e come avvocato, ci sono rimasto male non vedendo nessun avvocato da valutare nel Csm. Così si svilisce l’importanza professionale dell’avvocato con buona pace di tutte le discussioni sull’inserimento di questa figura professionale in Costituzione» Ieri Lanzi non ha partecipato al voto. «Ho comunque avuto modo di evidenziare – afferma – il mio punto di vista. Occorre un parametro di giudizio diverso. L’avvocato ha un approccio per tesi e ha un sistema di valutazione di carattere pragmatico-induttivo. Dal caso particolare arriva alla regola generale da applicare. L’accademico, invece, ha un approccio di carattere dogmatico-deduttivo. Parte dal principio astratto e trova la regola del singolo caso. Sono due mestieri diversi con approcci altrettanto diversi. Auspico che il Cnf prenda una posizione, onde evitare che gli avvocati siano sempre soccombenti». C’è un modo per correre ai ripari ed evitare che le porte di Piazza Cavour restino sbarrate? Secondo Lanzi, sarebbe opportuno chiedere dei «parametri di accertamento diversi». «Se – conclude - ci si appiattisce sull’andazzo preso, credo che gli avvocati non ci andranno più in Cassazione. Ci dovrebbe essere una sensibilizzazione da parte dell’avvocatura, affinché la valutazione degli avvocati avvenga per quello che essi fanno come professionisti ed operatori del diritto».