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«La vostra solidarietà ci fa essere più forti». Ha esordito così, in italiano, l'avvocata turca Ceren Uysal, dell'associazione avvocati progressisti turchi (CHD), «perché oggi noi avvocati lavoriamo sotto regime fascista e la situazione peggiora di giorno in giorno». Una testimonianza, la sua, che ha portato al centro del Congresso Nazionale Forense una voce libera, da un paese vicino all'Europa ma così lontano, oggi, nel rispetto dei diritti umani.Il racconto dell'avvocato Uysal parte dalla sua storia personale: «Sono avvocato dal 2007 e in dieci anni di professione sono stata il difensore di alcuni colleghi curdi finiti in carcere nel 2011, che hanno visto i loro diritti fondamentali violati, per il solo fatto di essere avvocati». La funzione di garanzia del diritto alla difesa sotto attacco da parte del governo Erdogan, che utilizza gli arresti di massa per colpire la categoria: «Il nostro posto nell'aula del tribunale cambia ogni giorno, a volte siamo difensori, altre sediamo sul banco degli imputati».E, dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio scorso, il governo turco ha operato una stretta ancora più serrata allo stato di diritto, approvando un regime di stato di emergenza. «Se anche prima di questo tentato golpe la Turchia non era tutta rose e fiori, dopo quel terribile 15 luglio è stato peggio che mai». L'avvocato Uysal ha descritto l'aria irrespirabile, oggi, in Turchia: una vita scandita dal coprifuoco, chiamato dalle forze dell'ordine senza dare il tempo ai civili di allontanarsi e anche dalle bombe, che hanno distrutto interi quartieri nelle città curde. «Oggi, nel mio paese, essere democratico e difendere i diritti umani significa esporsi a mille difficoltà», ha spiegato, elencando i dati degli arresti - sono 40mila le persone finite in carcere dopo il golpe - e dei licenziamenti di oltre 100mila lavoratori, perchè sospettati di connivenze coi golpisti. «Ma l'attacco del governo è stato violento soprattutto contro la nostra categoria, a causa della nostra funzione di garanzia. E non ci attacca solo arrestandoci, ma soprattutto privandoci della libertà. Una delle misure più subdole, infatti, è quella di ritirarci il passaporto». Una vita professionale resa impossibile dalle misure eccezionali, dunque, che hanno limitato enormemente le funzioni di difesa delle toghe: «Lo testimonio in prima persona: oggi entrare in tribunale è una sfida. Ormai è impossibile anche solo visitare i propri clienti in carcere e spesso viene negata anche la visione dei fascicoli». Quanto al principio di presunzione di innocenza, il governo ha approvato una serie di norme che prevedono per le forze dell'ordine di trattenere gli indagati per 5 giorni, senza il diritto a vedere un avvocato. Il fermo, invece, è stato prolungato a 30 giorni.Guardando al futuro del suo Pese, Ceren Uysal ha parlato di una disarmante incertezza: «Sappiamo solo che lo stato emergenza continuerà fino a gennaio e che Erdogan vorrebbe prolungarla per un altro anno, anche se il provvedimento è illegale». Una lotta che continua, quella degli avvocati turchi, e che non è solo per i diritti della categoria, ma per «difendere la nostra democrazia e la libertà di tutti i cittadini».