Morto l'avvocato Mauro Mellini: il radicale che denunciò il "partito dei magistrati"
Mauro Mellini è morto questa notte a Roma. Dopo la militanza nel partito Radicale, col quale fu eletto parlamentare nel '76, abbracciò le battaglie garantiste e difese Enzo Tortora
Fu avvocato, fu politico, fu radicale e fu, soprattutto, un garantista. Mauro Mellini è morto questa notte a Roma. Dopo la militanza nel partito Radicale, col quale fu eletto parlamentare nel '76, Mellini abbracciò le più importanti battaglie sui diritti e sulle garanzie. A cominciare dalla difesa di Enzo Tortora, il conduttore vittima di un'odissea giudiziaria che ben presto lo portò alla morte. Nel 2006 Mellini fondò insieme ad Alessio Di Carlo il periodico on line GiustiziaGiusta, dedicato ai temi della giustizia in chiave garantista. L'annuncio è stato dato dal figlio Alessandro Mellini via facebook: "Poco dopo la mezzanotte di oggi, Domenica 5 Luglio si è spento presso l'ospedale Gemelli a Roma all'età di 93 anni mio padre Mauro Mellini, fondatore del Partito Radicale, Deputato della Repubblica Italiana nella VII, VIII, IX e X legislatura.Eletto nel 1993 in seduta comune dal Parlamento membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura. Ne do comunicazione pubblica, nel ricordo della figura integerrima e coerente di uomo politico e avvocato.La sua lotta per i diritti ed il Diritto non ha conosciuto sosta fino agli ultimi giorni di vita".
I libri di Mauro Mellini
Mellini ha iniziato la sua attività di scrittore nell'ambito della battaglia per l'approvazione e la difesa dell'istituzione del divorzio, di cui è stato animatore ("Così annulla la Sacra Rota", 1968 - "Le Sante Nullità", 1974) e poi per le battaglie politiche, che lo hanno condotto in Parlamento, deputato in quattro legislature tra il 1976 ed il 1992. È stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura (1993-1994) fondatore del movimento e del periodico (ora on-line) Giustizia Giusta. Le questioni della giustizia, delle legislazioni speciali, anche dei loro aspetti storici, dei cosiddetti pentiti sono stati l'argomento principale della sua opera di scrittore. Alla questione dei pentiti e del loro uso, che allora si stava imponendo, dedicava nel 1982 lo studio di un clamoroso caso nella storia del Risorgimento col libro: "Eminenza, la pentita ha parlato". Nel 1984 usciva "Una Repubblica pentita", nel 1986 "Il Giudice e il Pentito", nel 1999 "Nelle mani dei pentiti - il potere perverso dell'impunità". Nel 1987 usciva ""Norme penali sull'obiezione di coscienza", compendio della problematica giuridica di un settore nel quale Mellini è stato particolarmente impegnato come avvocato. Nel 1992 usciva "Il Partito che non c'era". Nel 1994 uscivano "Il golpe dei giudici" e "Bancarotta Giustizia". È del 2004 "Tra corvi e pentiti", del 2005 "La fabbrica degli errori - breviario di patologia giudiziaria". Da ultimo nel 2008 "’Sta povera giustizia", raccolta di tutti i sonetti di G. G. Belli aventi a oggetto la giustizia. Assieme ad Alessio Di Carlo, Mellini ha scritto (2010) "Lo scontro" sempre su temi di politica giudiziaria. Un breve estratto dal suo libro "Il partito dei magistrati".“Del "partito dei magistrati" […] non fanno certo parte tutti i magistrati, né tutti quelli che ne fanno parte sono coscienti di tale appartenenza. Ne fanno parte anche dei "laici", politici e politicastri e, soprattutto, giornalisti, in un ruolo, si direbbe, di "ausiliari". In compenso questo partito è egemone, oramai, rispetto alla magistratura nel suo complesso, anche in forza di un certo mal concepito spirito di solidarietà che vincola anche molti recalcitranti. Quelli che, oltre a non riconoscersi nel partito, ne avvertono il carattere abnorme e la pericolosità, sono pressoché totalmente emarginati, quando non preferiscono mimetizzarsi e rendersi irriconoscibili. “Una pluralità di tendenze, di metodi e di obiettivi consente pure forme così accentuate di polimorfismo, tali che molti autentici e coscienti militanti del Partito dei Magistrati si considerino, al contempo, appartenenti a partiti, per così dire, (visto che i partiti italiani sono tutti di assai recente formazione), tradizionali.”