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Ha 82 anni e ha due tumori con un gravissimo disturbo motorio che lo costringe a vivere sulle sedie a rotelle. Si fa i bisogni addosso, urina sangue, cade spesso con la conseguenza di procurarsi lesioni tanto da ricoverarlo per poi dimetterlo e rispedirlo al 41 bis. Per i giudici però è compatibile con il regime carcerario, quello duro del carcere milanese di Opera.
Ancora è in attesa di giudizio definitivo e non è in galera per un reato qualunque. Parliamo del calabrese Teodoro Crea, detto “u Toru”, considerato dagli inquirenti il boss del clan omonimo della ‘ ndrangheta. «So che essere figlia di un detenuto accusato di gravi reati non dispone a favore. Anch'io, come tante altre donne, ho l'immensa colpa di essere figlia di un padre che qualunque sia la sua colpa, qualunque sia la sua relativa condanna posso intimamente, nel silenzio della mia anima giudicare, ma non posso assolutamente e non voglio minimamente rinnegare».
Con queste le parole la figlia Marinella Crea si è rivolta a Il Dubbio per spiegare la vicenda di suo padre, tratto in arresto nel 2014 e trasferito al centro clinico del carcere di Parma. La stessa struttura carceraria ha però chiesto il trasferimento, declinando ed esentandosi da ogni responsabilità per ogni tipo di caduta e per ogni peggioramento. In sostanza l’ha ritenuto incompatibile con il carcere. Non è stato però sottoposto agli arresti domiciliari, ma trasferito presso il penitenziario milanese di Opera dove tuttora è recluso.
La figlia, durante il periodo emergenziale causato dal covid 19, ha fatto un esposto alle autorità giudiziarie denunciando il fatto che il padre risulterebbe completamente abbandonato, privo di qualunque cura e assistenza. Dai diari clinici risulta cheTeodoro Crea sia caduto spesso, provocandosi lesioni alla testa e ad altre parti del corpo. Non solo. Fa i bisogni addosso, urina sangue e ha due tumori, ovvero un carcinoma maligno alla vescia e l’altro ai polmoni. I legali, fino ad oggi, hanno presentato diverse istanze per chiedere i domiciliari per gravi motivi di salute. Tutte rigettate. I vari giudici hanno più volte nominato dei periti di Ufficio. Tutti i dottori, però, hanno concluso che Crea è compatibile con la detenzione, purché assistito 24 ore su 24.
Eppure, la figlia, non si spiega perché il padre anziano cade ripetutamente a terra facendosi male al punto di essere ricoverato in ospedale.
Si chiede se per davvero sia monitorato tutto il giorno. Cade, fa i bisogni addosso e – sempre secondo l’esposto a firma dei famigliari – verrebbe pulito e cambiato dopo ore. Quello che chiedono tramite i legali è la salvaguardia della salute tramite gli arresti domiciliari o ospedalieri.
«Non chiedo altro che poter assistere e accompagnare mio padre in questo doloroso viaggio della sofferenza», spiega la figlia. Sa che il padre è incriminato per fatti gravi, quelli mafiosi, e per questo aggiunge: «Se anche questa è una colpa, allora chiedo che sia riconosciuta come tale. Sono disponibile a scambiare la colpa di essere figlia con condanna di mio padre, a scontare io invece sua la sua condanna». E se neanche questo sarà possibile, la figlia dell’ 82enne al 41 bis, conclude dicendo che sarà costretta come ultima alternativa «di iniziare lo sciopero della fame o un gesto esemplare per chiedere a chi vive la mia identica situazione di affiancarmi in questo gesto estremo d'umanità disperata».