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Mentre centinaia di magistrati italiani si mobilitano per difendere Paolo Storari, il pm per il quale il procuratore generale Giovanni Salvi ha chiesto il trasferimento immediato da Milano in via cautelare senza che possa più esercitare le funzioni di pubblico ministero nemmeno nella nuova sede, al Csm sono iniziate le audizioni dei magistrati meneghini nell'ambito della indagine aperta per capire se si sono determinate situazioni di incompatibilità negli uffici giudiziari milanesi, a partire caso Eni.
Un caso spinoso che vede da un lato Storari indagato a Brescia per rivelazione del segreto d’ufficio, per aver consegnato a Piercamillo Davigo - all’epoca consigliere al Csm e anche lui indagato - i verbali secretati di Piero Amara, ex legale esterno dell’Eni, denunciando l’immobilismo della procura sulla mancata iscrizione dei primi indagati in merito alle rivelazioni sull’esistenza di una presunta loggia denominata “Ungheria” e, dall’altro, l’aggiunto Fabio De Pasquale e il sostituto Sergio Spadaro, indagati per rifiuto d’atti d’ufficio, in merito alla gestione delle prove legate al processo Eni e connesse anche alle indagini di Storari sul falso complotto.
Davanti ai sei componenti della Commissione presieduta dalla togata Elisabetta Chinaglia sono comparsi il presidente del Tribunale Roberto Bichi, il giudice Marco Tremolada, che ha presieduto il collegio Eni Nigeria e ha fortemente criticato l’operato di De Pasquale e Spadaro in sentenza, e alcuni pm, mentre oggi verranno sentiti altri magistrati. Tra i pm convocati tra ieri e oggi, in presenza o in modalità telematica, ci sono gli aggiunti Tiziana Siciliano, Eugenio Fusco, Maurizio Romanelli e Letizia Mannella, come anche i sostituti Alberto Nobili, Gaetano Ruta e Francesca Crupi. Il tutto mentre si attende la “sentenza” del Csm su Storari, prevista il 30 luglio, quando la Sezione disciplinare del Csm, in camera di consiglio, si esprimerà sulla richiesta di Salvi.
Un clima avvelenato sul quale incombe anche l’appello di centinaia di toghe a favore di Storari. Sono quasi 150 i colleghi della procura e degli uffici giudicanti ad aver sottoscritto il documento di solidarietà. «Avendo appreso che è stato chiesto al Csm il trasferimento d’urgenza del collega Paolo Storari “per serenità di tutti i magistrati del distretto” - si legge in una nota circolata tra le toghe -, i sottoscritti magistrati, rappresentano che, esclusa ogni valutazione di merito, la loro serenità non è turbata dalla permanenza del collega, nell’esercizio delle sue funzioni, presso la Procura della Repubblica di Milano».
Il documento è stato firmato, al momento in cui scriviamo, da 59 magistrati su 64, tra cui il capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, mentre tra i gip sono 24, su 32, coloro che hanno aderito. I pm milanesi si dicono però turbati «dalla situazione che sta emergendo fra notizie incontrollate e fonti aperte», motivo per cui «sentiamo solo il bisogno impellente di chiarezza, di decisioni rapide che poggino sull’accertamento completo dei fatti e prendano posizione netta e celere su ipotetiche responsabilità». Ma la vicenda è “uscita” dal tribunale di Milano, per arrivare prima agli altri uffici del distretto della Corte d’Appello e poi anche nelle altre sedi d’Italia. «Ci associamo all’auspicio di chiarezza, celerità e serenità nell’accertamento dei fatti, nel rispetto del diritto al pieno contraddittorio dei soggetti coinvolti nella vicenda specifica - si legge nella dichiarazione sottoscritta da alcuni consiglieri di Corte di appello, giudici e pm di ruolo a Napoli, Salerno e Bologna, Roma Taranto, Latina, Verona e Udine - e alla parità d’iniziativa e di trattamento in fattispecie identiche, nell’interesse alla tutela delle prerogative di tutti i colleghi interessati, e alla certezza e trasparenza delle procedure disciplinari dell’intera magistratura italiana».
A mancare all’appello sono i vertici della procura, ovvero proprio coloro ai quali Storari ha contestato una certa inerzia e, dunque, il procuratore capo Francesco Greco, l’aggiunta Laura Pedio ( con la quale condivideva il fascicolo sul falso complotto), De Pasquale e Spadaro, che avrebbero ignorato le segnalazioni del collega in merito alla credibilità di Vincenzo Armanna, grande accusatore del processo Eni- Nigeria bollato dai giudici come inquinatore di pozzi. Ma che effetto avrà la raccolta firme sul Csm? Un dato, stando al documento, è certo: la presenza di Storari non sembra disturbare nessuno. Mentre nessun giudizio viene espresso nei confronti di Greco e dei suoi collaboratori più stretti, anche se le divisioni interne alla procura, negli ultimi mesi, erano ormai diventate palesi.
Intanto a schierarsi sono anche le toghe di Articolo 101 del direttivo dell’Anm, che in una nota puntano il dito contro Salvi, parlando di iniziativa «intempestiva, spropositata, ingiusta e, in definitiva, incredibile», scrivono Andrea Reale, Ida Moretti e Giuliano Castiglia. «La generale solidarietà, pacata ma sentitissima, che in queste ore giunge al dottor Storari - hanno sottolineato - evidenzia con nettezza che il caso è tutt’altro che liquidabile con un provvedimento cautelare a senso unico». Al di là del giudizio di merito, «non possiamo che rilanciare l’invito al procuratore generale Salvi a fare un passo indietro, a tutela dell’Istituzione che rappresenta e della credibilità della magistratura tutta».