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«Le affermazioni del procuratore nazionale Antimafia Cafiero de Raho si prestano a diverse interpretazioni, di certo però difettano di un riconoscimento a tutti quei professionisti che esercitano con scrupolo e rigore morale la propria attività, come gli avvocati, ma non solo».
Così il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin interviene sulle considerazioni espresse, al Congresso nazionale del Notariato, dal capo della Dna.
Dire che a tenere una condotta impeccabile è «la grande maggioranza» dei professionisti «è dire poco», prosegue Mascherin, «in realtà sono la quasi totalità e le eccezioni negative sono pochissime, come in tutte le categorie, nessuna esclusa.
I professionisti che operano nel mondo del diritto, peraltro, si trovano a doversi giornalmente disimpegnare tra fiumi di interventi legislativi non coordinati, che a loro volta danno vita a interpretazioni giudiziali le più disparate, e anche per questo se non vi fosse una categoria di avvocati seri, preparati e deontologicamente rigorosi, il nostro sistema economico e imprenditoriale sarebbe completamente nelle mani di chi è in grado di sfruttare le inefficienze del nostro sistema Stato.
Conosco le capacità del procuratore de Raho», aggiunge il presidente del Cnf, «a cui nulla vi è da insegnare, se non di svolgere compiutamente il suo pensiero quando si riferisce al mondo delle professioni legali, che non può che essere quello del massimo rispetto e considerazione.
Del resto se così non fosse credo che sarebbe il primo a cambiare mestiere: non si può operare in uno Stato di diritto a favore della legalità se non essendo consapevoli che i diritti fondamentali e il principio di legalità hanno sempre avuto, hanno e sempre avranno un motore generoso e inesauribile nella avvocatura, la cui storia parla da sola, e grazie alle battaglie della quale per prima la magistratura può godere di autonomia e indipendenza».
Una replica a cui fa ecco quella di Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, categoria che «è in prima linea nella battaglia per la legalità: è bene ricordarlo sempre», aggiunge il presidente del Cndcec, «specie quando affermazioni come quelle del procuratore de Raho sembrerebbero non riconoscere questo impegno in egual misura a tutte le professioni italiane. È opportuno evitare ragionamenti che», nota Miani, «potrebbero lasciare intendere che, sul fronte dell’impegno contro l’illegalità, esisterebbero professioni di serie A e professioni di serie B».