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«Mario Trudu, 69 anni, detenuto da 41 anni, affetto da una grave sclerodermia polmonare, da oltre un anno nella Casa di Reclusione di Massama aspetta che gli vengano applicate le cure necessarie, nonostante il pronunciamento della magistratura di sorveglianza di Cagliari», ha detto ieri l’avvocata Monica Murru, legale di fiducia dell’ergastolano di Arzana, durante la conferenza stampa promossa dall’associazione Socialismo diritti riforme, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle gravi condizioni di salute dell’anziano arzanese.
«Non solo – ha aggiunto Murru dallo scorso mese di giugno gli è stato diagnosticato un carcinoma prostatico senza che fino ad ora sia stata applicata una specifica terapia, compresa quella radioterapica prescrittagli lo scorso 31 luglio dal reparto di Urologia del San Martino di Oristano». Il prossimo 5 novembre è stata fissata l’udienza per l’istanza di concessione della misura della detenzione domiciliare.
Nel frattempo però Trudu non riceve i trattamenti sanitari adeguati. «Una situazione inaccettabile in aperto contrasto con le indicazioni della Cedu, della Consulta e della Suprema Corte», ha denunciato sempre il legale dell’ergastolano, per poi concludere : «Ecco perché a nome del mio assistito mi riservo di depositare un esposto alla Procura della Repubblica per accertare la responsabilità di ciò che si appalesa come una lesione del diritto alla salute di persona privata della libertà ed evidentemente sottoposta a ciò che appare come un trattamento inumano e degradante».
«Mario Trudu – ha sottolineato Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo diritti riforme – è ormai un caso emblematico nazionale di un sistema penitenziario che nega un diritto costituzionale, a fronte di leggi e disposizioni normative vigenti. Si tratta di un uomo anziano, malato, che non reclama la libertà ma soltanto di potersi curare in un ambiente idoneo».
Sulla situazione sanitaria ed in particolare sulla sclerodermia è intervenuto Luca Lacivita, reumatologo, del reparto di Medicina dell'ospedale San Martino, che ha fatto una specifica relazione: «Si tratta di una malattia invalidante che se non curata adeguatamente può provocare la morte». È intervenuta anche la camera penale di Oristano tramite la sua presidente Maria Rosaria Manconi: «Noi aderiamo convintamente alla richiesta di giustizia di Mario Trudu e auspica che, nel rispetto dei principi costituzionali della umanizzazione e della funzione rieducativa della pena, vengano quanto prima adottati i provvedimenti necessari affinché venga garantito il diritto alle cure e alla vita stessa».
Nel sottolineare le difficili condizioni anche psicologiche di Mario Trudu, il fratello Danilo e la nipote Maria Assunta Mancosu, hanno espresso preoccupazione per la situazione sanitaria. «Chiediamo solo la possibilità – hanno detto – di farlo curare adeguatamente, non altro».