PHOTO
Snellire il processo civile è sicuramente una priorità, ma a patto di non sacrificare la tutela dei diritti delle parti. È questa la posizione di Giovanni Malinconico, presidente dell’Organismo congressuale forense, che giovedì ha incontrato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per parlare della riforma. Il cui aspetto decisivo, stando alle informazioni finora filtrate, starebbe nell’estensione del rito attualmente previsto per le sole cause di lavoro a gran parte degli altri campi del settore civile. Un’idea che gli addetti ai lavori accolgono con una certa cautela. «Ci sono state molte aperture - spiega al Dubbio - ma questa impostazione di fondo va rivista».
Il ministro ha confermato la presenza, nello schema di decreto legislativo, dell’estensione del rito finora previsto solo in ambito giuslavoristico?
Ci ha ventilato delle ipotesi, sulle quali però abbiamo fatto dei distinguo. La linea caratterizzante è sicuramente rappresentata dall’atto introduttivo, che non è più una citazione, ma un ricorso. L’idea del ministro è pensare una fase preliminare, rispetto al giudizio vero e proprio, in cui sono estesi i poteri dell’avvocato, ma in sede di negoziazione. Ma la cosa che non possiamo condividere è che c’è una fortissima concentrazione di tutte le opzioni difensive negli atti iniziali: chi agisce deve indicare tutto nell’atto introduttivo, chi resiste tutto nell’atto di risposta. Il tema decidendum deve, dunque, essere completo nella fase iniziale, e nella prima udienza il giudice può, a sua discrezione, decidere o dare termini alle parti, che possono in casi ec- cezionali integrare con memorie. Siamo d’accordo su un processo snellito, sul fatto di dare efficacia al giudizio, siamo anche d’accordo sul fatto di arrivare presto ad una riforma e sulla opportunità di costituire un tavolo che lavori in modo serrato per questo, ma bisogna rivedere questa impostazione di fondo. Sul resto ci sono state aperture importanti. Inoltre, non si può pensare una riforma che non parta dalla necessità di modellare il processo sulla base delle innovazioni tecnologiche. Noi avvocati stiamo subendo le conseguenze delle esigenze dell’informatica senza che sia prevista una norma primaria. E spesso ci sono problemi che non dipendono da noi, ma dal gestore tecnologico, e la cosa non può riguardarci.
Sarebbe necessario, dunque, che la parte abbia la possibilità di integrare le ragioni esposte nell’atto introduttivo?
Sì. Il processo civile è un contenitore che si adatta a controversie di tipi diversi, quindi occorre conservare una dialettica processuale. Si può ridurre il tutto ad uno schema, purché sia flessibile e non riduca i diritti delle parti.
Ha ricevuto rassicurazioni da parte del ministro rispetto alle sue osservazioni?
Le ha ascoltate attentamente, è stato un confronto serio. Noi gli faremo pervenire del materiale sia per questi aspetti, sia in merito all’ammodernamento del processo. Abbiamo 15 giorni di tempo per farlo.
Si è parlato dell’eliminazione dell’obbligo di tentare la mediazione stragiudiziale prima di andare davanti al giudice, nel campo dell’infortunistica stradale e di molti altri settori?
No. Tutto ciò che attiene alle fasi conciliative o di mediazione è importante, ma qui parliamo della ri- forma del processo. Gli strumenti alternativi funzionano solo se funziona il processo. A questo bisogna pensare.
Bonafede ha ipotizzato una consultazione on line per valutare il progetto di riforma. Che ne pensa?
Quando parliamo di discipline processuali parliamo di un grado di tecnicismo molto elevato e spostare un qualsiasi ingranaggio del meccanismo ha grandi implicazioni. Personalmente, la consultazione on line non mi appassiona. Ma se fosse sui principi allora può avere un senso. L’importante è che il ministro concerti con chi il processo lo vive, cioè gli avvocati, che si fanno portatori dei diritti e delle esigenze dei cittadini. Siamo noi a sapere cosa non va e quali interventi fare.
Crede che l’impegno nella politica forense toglierà più tempo del previsto alla sua attività professionale?
Che fosse assorbente lo avevo già compreso, perché vengo da due anni di segretario nell’Ocf. Certo, però, che è un momento particolare: abbiamo un governo molto attivo sul tema delle riforme, ma soprattutto ancora non ci siamo riuniti in assemblea né abbiamo costituito i gruppi di lavoro, quindi l’ufficio di coordinamento, che svolge funzioni direttive, sta un po’ supplendo l’assemblea. Conto che a regime sia meno gravoso. Ma l’impegno è questo e bisogna fronteggiare tutte le situazioni.