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Il tribunale di Roma «ha riconosciuto per la prima volta il diritto dei magistrati onorari al risarcimento dei danni derivanti dalla violazione delle direttive comunitarie che tutelano i lavoratori, riconoscendogli il diritto a ferie retribuite, a congedi e assenze retribuite per maternità e paternità, a percepire un trattamento previdenziale e il Tfr». Lo rende noto l’avvocato Elisa Iorio, che ha assistito nella causa alcune centinaia di magistrati onorari ricorrenti. Secondo il tribunale di Roma, prosegue l’avvocato Iorio con un comunicato stampa, i magistrati onorari «hanno anche diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del loro lavoro e comunque sufficiente ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione». Il legale, nella sua nota, afferma che «si tratta della prima decisione nazionale che riconosce a centinaia di magistrati onorari la violazione dei diritti riconosciuti dal diritto europeo, ampliando l’orientamento espresso dalla corte di giustizia europea, che si era pronunciata solo sul diritto alle ferie retribuite». La notizia arriva dopo mesi di protesta della categoria: dallo sciopero della fame portato avanti da due Got del Tribunale di Palermo ai diversi flash mob in tutta Italia. Non in ultimo, la Consulta della magistratura onoraria aveva proclamato l'astensione dalle udienze civili e penali dal 19 al 22 gennaio dei giudici onorari di pace addetti agli Uffici del Giudice di Pace e del Tribunale e per i viceprocuratori onorari. In un nota la Consulta lamentava «il comportamento reiteratamente lesivo ed omissivo del ministro della Giustizia». «Si è appena chiuso - scrivevano - un anno orribile, connotato da una drammatica crisi pandemica che ha svelato impietosamente tutte le criticità di una categoria di lavoratori, i magistrati onorari, vessata da oltre vent’anni di imbarazzanti silenzi, proroghe attendiste, normazione ipovedente. L’assenza di tutele assistenziali e le modalità di retribuzione a cottimo, in ragione delle sospensioni ex lege e della costrizione delle attività, in uno con lunghi periodi di malattia e quarantene, hanno prodotto devastanti conseguenze nella vita di 5000 servitori dello Stato e delle loro famiglie, rimasti privi di reddito e privi di adeguati indennizzi», spiegava la Consulta.