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Nella provincia di Milano lo scorso anno si sono registrate 3.800 denunce per rapina, 2.700 per stupefacenti, e 140mila furti, circa 500 per stupro ed altrettante per estorsione, 85 tra omicidi, tentati omicidi ed infanticidi a fronte di qualche decina di persone denunciate per concussione, corruzione o associazione a delinquere finalizzata a reati contro la Pubblica amministrazione. Questi dati lasciano comprendere che criminalizzare un ambiente, quale quello della Pubblica amministrazione, composto a livello nazionale da quasi 4 milioni di persone tra amministratori, funzionari pubblici e altre risorse umane presenti finanche nelle diverse partecipate e controllate pubbliche, non risponde in primis a logiche di proporzionalità, ma soprattutto offre una falsa e fuorviante centralità a dati assolutamente periferici e marginali nel contesto criminologico generale. Tale situazione crea un persistente clima di sfiducia e discredito verso gli operatori pubblici e verso le istituzioni, favorendo lo sviluppo di una amministrazione difensiva e quindi, sempre più immobile e refrattaria ad affrontare la complessità di una legislazione alluvionale e spesso contraddittoria. Al contempo, la classe dirigente politica tende a distrarre l'opinione pubblica dai reali problemi del Paese, con riguardo ai quali gli odierni risultati impietosi sull’occupazione, sulla crescita, sul debito e sul deficit sono la più chiara dimostrazione del danno che reca la promozione strumentale di tale falsa rappresentazione della realtà.
Abbiamo il più grande patrimonio artistico, paesaggistico e monumentale al mondo e di parla pochissimo di turismo. Abbiamo un tasso di disoccupazione molto alto, in Europa secondo soltanto alla Spagna e si rigetta ogni azione volta ad incrementare gli investimenti nel settore dei trasporti, della viabilità e dell'ambiente. Raggiungemmo il boom economico grazie a brevetti e prestazioni intellettuali maturate più che nelle fabbriche che nelleAccademie e da settant'anni non si fa nulla per ammodernare i processi di formazione e di specializzazione. Abbiamo un Paese illuminato dal sole e lasciamo un numero sempre più rilevante di appezzamenti incolti in paesini ormai spopolati. Potremmo avviare un serio processo di ringiovanimento delle tecnologie presenti nei nostri sistemi ad iniziare dalla pubblica amministrazione attraverso l'avvento di una reale digitalizzazione che consenta il lavoro a distanza, immaginate che sollievo per le economie locali e per i cittadini con l'azzeramento degli spostamenti e delle file.
Avremmo bisogno di ridurre drasticamente la burocrazia contenendo ad un decimo l'attuale palinsesto normativo, epurandolo di tutto ciò che sia vetusto, contraddittorio, poco chiaro,... riducendo al contempo, anche le fonti normative prima ancora degli enti. Avremmo bisogno di una riforma seria, ed adeguata ai nuovi tempi, della giustizia. Ma, nessuno si preoccupa di tutto ciò. Anzi nessuno ne parla perché al centro delle preoccupazioni imposte c'è il distraente per eccellenza: la corruzione, che peraltro non è quasi mai causa, bensì effetto del degrado prodotto dalla totale assenza di politiche adeguate. Ecco pertanto, la nuova Tangentopoli, pronta a terrorizzare il Paese. Evocarla e centralizzare ogni forma di attenzione soltanto su tale argomento significherebbe affermare che 140mila furti, 3.800 rapine, 500 stupri ed altrettante estorsioni oltre alle diverse decine di omicidi... dopotutto non siano un problema degno di nota o comunque secondario al cospetto di ben altra grave impellenza. La politica per legiferare con profitto e reale utilità ha necessità di mantenere sempre ben presente l'orizzonte dettato dalla logica, dalla proporzione, dell'armonia e dall'intelligente ponderazione... Un primo e significativo passo potrebbe essere rimuovere quell'onta indegna che dispone norme per l'anticorruzione nelle pubbliche amministrazioni ( norma che intende la corruzione non come fatto eventuale, bensì assurdamente congenito, sistemico e persistente), anche perché rispettando rigidamente le proporzioni dovremmo allora parimenti scrivere norme antiladri per l'Italia. Mi chiedo, ma non sarebbe più corretto e forse più civile scrivere: Norme per la buona amministrazione pubblica, che dopotutto è quello che legittimamente dovrebbero attendersi i cittadini.
Enrico Michetti
Direttore della Gazzetta amministrativa della Repubblica italiana