PHOTO
Domenica 2 febbraio alle ore 17 presso l’Associazione degli Umbri a Roma sarà presentato il libro di Francesca Occhionero “Una stagione nell'inferno di Rebibbia. Usi e abusi della giustizia: la vera storia di Lady Hacker e i retroscena dell'inchiesta Eye Pyramid” (Aracne editrice). Tre anni fa Giulio e Francesca Occhionero venivano incarcerati perché accusati dalla Procura di Roma di cyberspionaggio, nei confronti anche di politici, enti istituzionali, grandi aziende, in particolare per accesso abusivo a sistemi informatici e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche. Per il reato di attentato alla sicurezza nazionale, che servì a giustificare le misure di sicurezza estremamente restrittive e una grandissima attenzione mediatica, ancora non è giunto alcun rinvio a giudizio. I due hanno scontato molti mesi di carcerazione preventiva: lui un anno, lei circa nove mesi. Nel luglio 2018 la sentenza di primo grado: 5 anni a Giulio, 4 a Francesca. La data dell’appello non è stata ancora fissata ma intanto la Procura di Perugia ha prosciolto l'ex presidente dell'Anm, Eugenio Albamonte, dalle accuse di falso e omissione di atti d'ufficio, a seguito di una indagine nata da un esposto di Giulio Occhionero. È stato rinviato, invece, a giudizio per accesso abusivo e detenzione abusiva di password, un ausiliario di polizia giudiziaria, Federico Ramondino. Ma qual è oggi la vita dei due, figli di un cosmologo della Nasa e di una nota sociologa? Ce lo raccontano in questa intervista e nel testo. Un libro da un lato avvincente – in alcuni tratti potremmo pensare ad una vera spy story, considerati i riferimenti al Russiagate, ai Clinton e Trump-; dall’altro una denuncia nei confronti dell’abuso della carcerazione preventiva, delle indegne condizioni di vita nel carcere, del processo mediatico. Tutto quello che i giornali non hanno raccontato o hanno distorto lo si trova nelle oltre 300 pagine in cui Francesca Occhionero condividendo le sue fragilità racconta contemporaneamente quelle dello Stato di Diritto. Chi eravate prima dell’arresto? Francesca (F) Una laureata in chimica, Ph.D. in chimica farmaceutica, professionista nel settore finanziario, una signora medio borghese senza nessuna velleità di pubblicità mediatica.Una donna come tante, né ricca, né povera, con i suoi affetti, le sue passioni ed i suoi hobby. Giulio (G) Direi, due professionisti del settore finanziario la cui preventiva profilazione politica, unitamente all'individuazione di un circuito delle loro amicizie, li ha resi un bersaglio politico, che in Italia poi equivale ad essere anche un bersaglio giudiziario. Cosa vi ha lasciato l'esperienza carceraria? F: Una profonda cicatrice, un senso di amarezza e di ingiustizia che non verrà mai cancellato. Per quanto potremo fare, non ci riscatteremo mai non solo nei confronti dell’opinione pubblica, ma anche di tutti coloro che ci circondano. Oltre al danno di immagine c’è quello economico, molto più grave. Io non riesco nemmeno ad ottenere una carta di credito prepagata, neanche una postepay. Non posso aprire un conto corrente bancario, due conti mi sono stati chiusi per motivi mai chiariti dalle direzioni delle banche. Siamo segnalati su tutti i circuiti, su tutti i “canali informativi”, ci è stata fatta una guerra spietata. Ci abbiamo messo tre anni per trovare un lavoro. G: Naturalmente un enorme danno. Direi che, dal punto di vista delle valutazioni sulla macchina della giustizia, forse però il ramo penitenziario è quello che ha funzionato meglio. Quali sono - sinteticamente - le anomalie che con i vostri legali – Roberto Bottacchiari e Stefano Parretta - avete riscontrato nella fase investigativa? G: Sono decine e qui è difficile riepilogarle tutte. In sostanza, la notizia di reato è palesemente fabbricata a nostro danno. Ne sono tutti perfettamente a conoscenza dalla Procura di Roma, a quella di Perugia, dal governo all'intelligence. Il volto peggiore che possa darsi la giustizia è quello della connivente omertà. Vi abbiamo conosciuti dai tg e dalle prime pagine come 'spioni internazionali', capaci di mettere in pericolo la sicurezza nazionale. F: Quando sono stata gettata nel girone dantesco della sezione Camerotti del carcere di Rebibbia le 200 detenute mi hanno “accolto” con urla e grida, strillavano “come si sta in prigione lady hacker?”. Io non capivo cosa volessero dire perché appena arrestata sono stata tenuta in isolamento, non avevo notizie, non leggevo giornali né tantomeno avevo la tv. Non avevo la minima idea del clamore mediatico che avevano il mio arresto e la nostra storia. La cosa grave è che la stampa ci ha gettato in pasto al pubblico ricoprendoci di fango e poi non ha mai più informato i cittadini della gravità di quanto ci stesse accadendo. Dopo il primo boom mediatico, ha smorzato volutamente il significato dei fatti e dei comportamenti adottati dal pm e dal Tribunale. L’iniziale risonanza mediatica dell’inchiesta EyePyramid, condita, e periodicamente rilanciata, dall’emersione di nomi di spicco della politica, dell’economia e della vita pubblica italiana, ci ha sempre fatto chiaramente pensare a un progetto di valorizzazione mediatica della vicenda.Consapevolmente o meno, gli organi di stampa hanno contribuito a creare una vera e propria psicosi dell’information technology, dando vita a due mostri a cui addebitare ogni forma di reato. Alcune testate giornalistiche hanno praticamente dedicato la loro attività in via quasi esclusiva a questo tema e a questa storia. Oggi non siamo più interessanti per nessuno o forse c’è una regia che fa in modo che il coperchio rimanga ben chiuso sul vaso di pandora. Francesca quale vuole essere l'obiettivo del libro? Questo libro racconta una storia accaduta realmente, assomiglia ad un monologo interiore, ad una sorta di soliloquio e non fu affatto scritto con l’intenzione di essere dato alle stampe. Questo libro, tra le tante cose, vorrebbe anche restituire la vera immagine di una donna che, suo malgrado, ha fatto parlare tanto (male) di sé. È nato come il semplice diario di una donna disperata, una signora di quarantanove anni come tante, che delle tragiche circostanze hanno gettato in un girone dantesco rendendo il suo diario un manoscritto, un libro unico nel suo genere per i dettagli, gli spaccati di vita vissuta e gli aneddoti. Ho poi ritenuto di doverlo stampare perché il caso dei fratelli Occhionero, definito in modo roboante dalla stampa “il caso Eyepyramid”, rappresenta a mio avviso un caso di violazione sia dei diritti umani che di quelli civili. Qual è la vostra vita oggi? F: Dopo tanta fatica e soprattutto tanti rifiuti, sono stata fortunata perché un anno fa ho incontrato un amministratore delegato “illuminato” che non ha pregiudizi e, dopo due lunghi colloqui, ha deciso di valutarmi sul campo e non dalle notizie della stampa. Un anno fa ho aperto la partita Iva, mi sono caricata una borsa piena di farmaci e a cinquant’anni, con molta umiltà ho ricominciato da zero un percorso lavorativo facendo l’informatore farmaceutico per un’azienda milanese. Tra colleghi di 25 anni ho dato il massimo, a testa bassa ho girato ospedali, Asl e tutti gli specialisti delle zone che mi sono state affidate. Dopo soli 10 mesi sono diventata specialist e la settimana successiva, l’amministratore delegato mi ha convocato per manifestarmi la sua stima e nominarmi Area Manager di tutta Roma e di entrambe le linee farmaceutiche umane. Oggi a 12 mesi di distanza, lavoro (tanto), sono felice di ciò che faccio e dei riconoscimenti che sto avendo ma ho dentro di me un’enorme rabbia perché so di essere stata privata di qualcosa di molto importante e che mi è stata rubata una parte della vita che niente e nessuno potrà mai ridarmi. G: Vivo ad Abu Dhabi e sono nella gestione fondi algoritmica per i mercati finanziari. La mia specialità è sempre stata concepire modelli matematici per i mercati, per i loro strumenti finanziari e tradurli, quindi, in codici di calcolo.