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Come noto, il leitmotiv della nuova riforma del processo penale e civile è la razionalizzazione e velocizzazione dei tempi della Giustizia: 50% per il procedimento civile e 25% per quello penale è l’ambizioso obiettivo che si rende necessario raggiungere per ottenere lo sblocco dei fondi europei stanziati per affrontare la crisi economica, e non solo, provocata dall’emergenza pandemica. Accanto a quelle che sono le modifiche più prettamente “tecniche” ai due codici di rito, si inserisce saggiamente anche un piano per migliorare l’organizzazione stessa degli Uffici di Giustizia, integrando un numero crescente di collaboratori e tecnici, sì da smaltire l’arretrato che da anni pesa sul Sistema Giudiziario. Con l’Ufficio del Processo, introdotto nel Sistema con d.l. 24 giugno 2014, n. 90, convertito con modificazioni dalla l. 11 agosto 2014, n. 114, si è inteso affiancare al Magistrato un team di collaboratori, giovani tirocinanti. L’esperimento, partito nel 2014 appunto, non ha fornito i risultati sperati, non contribuendo a modificare la mentalità dei Giudici nella redazione delle sentenze. I Magistrati, infatti, non si sono pienamente avvalsi del supporto fornito, dovendo controllare minutamente i lavori svolti dai tirocinanti che lo affiancavano, mantenendo pressoché invariata la capacità del proprio Ufficio di smaltire il carico di lavoro, anzi, forse addirittura appesantendolo dovendo il Giudice farsi anche parte attiva per la formazione del proprio staff. La ratio, allora come adesso, è quella di trasformare l’atto di redazione di una sentenza da un’opera di un unico soggetto – il Magistrato in qualità di singolo “artigiano” – in un atto corale, di gruppo. Evidente che, volendo perseguire un simile cambiamento “culturale” in capo agli Uffici di Giustizia, è necessario operare su un doppio fronte: da un lato si avrà bisogno di modificare il metodo operativo dei Magistrati e dunque il loro modo di approcciarsi alla redazione di una sentenza, dall’altra sarà parimenti necessario affiancare al Giudice del personale già di una certa competenza, al fine di evitare, come nel 2014, che il Giudice si debba trasformare in una sorta di dominus per i nuovi collaboratori. È quanto ha evidenziato anche il parlamentare Alberto Balboni in un’intervista su queste pagine. L’On. Balboni, facente sì parte dell’opposizione e quindi evidentemente critico sul tema, afferma però una verità manifestatasi, come già detto, nel 2014: “io, da professionista, ho spesso sacrificato tempo per lasciare ai miei giovani praticanti il compito di scrivere atti, in modo da favorire la loro crescita, sebbene sapessi di dover quasi sempre rifare il lavoro daccapo”. Il rischio, dunque, è che nuovamente i Giudici decidano di non avvalersi del supporto fornito con l’Ufficio del Processo, anche in considerazione della natura “a tempo” dello stesso. Consci delle criticità già emerse in passato, il Ministero ha ora l’intenzione di fornire agli Uffici di Giustizia non già dei tirocinanti, bensì dei giovani motivati e preparati che possano affiancare sin da subito i Magistrati, senza necessità di impiegare ulteriore tempo nella loro formazione. Un nuovo organico preparato e stipendiato, dunque. A tal fine si chiede aiuto alle Università affinché queste possano preparare, tramite percorsi specifici, nuovo organico, preparato nell’attività di ricerca e soprattutto di scrittura, tutte attività che al momento trovano poco spazio nell’ambiente accademico, essendo la formazione dei neo giuristi totalmente teorica ed orale. L’altra esigenza che si innesta sul presente discorso è quella, altresì, di ammodernare e migliorare la figura del Cancelliere, da professione di mero impiegato a professione di giurisperito in grado di affiancare con efficacia la figura del Magistrato, coadiuvandolo anche nella redazione delle sentenze. Le criticità, come visto, sono molteplici e pur essendo la ratio del piano predisposto assolutamente auspicabile, ci si scontra inevitabilmente con l’attuale realtà. A parere dello scrivente un tale e radicale cambiamento degli Uffici Giudiziari, Cancellerie e loro collaboratori appare di difficile e lenta attuazione. Con ciò non si vuole bocciare la riforma in atto che, se trovasse concreta e corretta applicazione, apporterebbe indubbiamente un enorme beneficio, ma si intende semplicemente manifestare tutte quelle che sono le criticità in ordine ad una sua realizzazione, criticità che vanno evidenziate perché possano essere progressivamente levigate. Si dovrà, quindi, operare su più fronti: quello universitario, al fine di formare giovani Giuristi preparati ad affiancare i Magistrati, modificando l’attuale offerta formativa, quello della Magistratura, affinché i Giudici in primis siano consapevoli di potersi avvalere di un team valido che lo aiuti nella formazione delle proprie decisioni, in un’opera non più singola, ma corale. Insomma, il cambiamento oltre che tecnico dovrà imporsi anche culturalmente, richiedendo inevitabilmente un grosso dispendio, prima di tempo e poi di risorse: il primo appare quanto mai limitato, attesi i tempi concessi Bruxelles in ordine alla drastica riduzione dei tempi della Giustizia. Le prime assunzioni del nuovo staff così pensato dalla riforma inizieranno a gennaio 2022. Sarà pertanto interessante tornare successivamente sul tema per raccogliere le testimonianze di chi, nelle Cancellerie, opera quotidianamente, per conoscere se e come l’Ufficio del processo avrà impattato sull’organizzazione generale.