PHOTO
Alessandro Vaccaro, presidente dell’Ordine degli avvocati di Genova, parla in una pausa del convegno internazionale organizzato dalla stessa avvocatura genovese sul “Doppio volto della tecnologia” tra “diritto e etica”, evento che si svolge da ieri nel capoluogo ligure e che si chiuderà oggi. «Non possiamo pensare di restare assorti di fronte ai cambiamenti - spiega - e poi di poterci lamentare nei prossimi anni perché le norme che regolano la privacy, il diritto all’oblio, e più in generale l’uso della rete, ci paiono inadeguate: noi avvocati non dobbiamo mai dimenticare di essere parte attiva nel processo di formazione delle leggi». «La nuova civiltà della rete costruita da noi avvocati»
«Allora, se solo guarda al programma appena svolto e a quello delle sessioni successive, converrà che ci siamo dati un obiettivo ambizioso». Alessandro Vaccaro, presidente dell’Ordine degli avvocati di Genova, parla in una breve pausa del convegno internazionale organizzato dalla stessa avvocatura genovese sul “Doppio volto della tecnologia”, tra “diritto e etica”. L’evento si svolge da ieri tra il Palazzo Ducale e il Palazzo delle Borsa del capoluogo ligure e si chiuderà oggi. Tocca questioni solo in apparenza di diverso genere, e che sono appunto tutte riconducibili al nodo del rapporto con la tecnologia e dei limiti che le si possono imporre.
Perché gli avvocati si sentono chiamati a promuovere un approfondimento su temi del genere?
Prima di tutto perché la tecnologia è entrata anche nelle nostre attività. Perché credo che pochi di noi quindici anni fa avrebbero immaginato l’evoluzione del processo telematico, e per lo spazio enorme che la tecnologia occupa ormai nell’attività degli studi. Le potrei rispondere anche chiamando in causa un tema trat- tato nella sessione che si è appena conclusa ( quella di ieri mattina, ndr) : la pretesa avanzata in alti ordinamenti, e assurda a giudizio di molti, di assegnare una personalità giuridica alle macchine. Potremmo citare anche l’ipotesi che una parte delle funzioni svolte dal giudice possano in futuro essere affidate a un algoritmo. Però si tratta di parossismi e credo che l’attenzione di noi avvocati derivi da un aspetto più importante.
Quale?
Nelle due sessioni successive ci occuperemo di diritto all’oblio e di privacy. Ebbene, temo ci sia innanzitutto la sottovalutazione dell’impatto che il nuovo Regolamento europeo sulla privacy avrà nel nostro Paese e nelle nostre vite non in un futuro lontano ma da qui a un paio di settimane.
Si riferisce alla data di entrata in vigore del Regolamento?
Esatto, il 25 maggio. Da quel momento sarà ancora più ineludibile, per esempio, la precisazione di protocolli per fare in modo che i proprietari delle grandi piattaforme on line, social compresi, si acconcino a offrire una gestione molto più ordinata degli spazi in rete, in modo da poter tutelare interessi e beni giuridicamente protetti dal nostro e come dagli altri ordinamenti, quali la riservatezza.
Faccia degli esempi.
Le rispondo con un altro ancora dei temi in programma nel convegno, che abbiamo organizzato con il patrocinio di Comune di Genova, Cnf, Cassa forense, Ocf e Scuola superiore dell’avvocatura: l’uso della tecnologia in campo sanitario. Si tratta, com’è evidente, dell’ambito in cui la riservatezza costituisce, più che in altri campi, un bene primario. Anche qui ci sono modalità di protezione dei dati ancora incompiute. Credo che a questo punto sia chiaro il motivo per il quale l’avvocatura è mobilitata su un fronte di questo tipo.
Certo è un tema ineludibile.
E più specificamente, noi avvocati siamo parte attiva nel processo di formazione delle leggi. Non solo c’è un Regolamento europeo da attuare ma, come ha appena spiegato dal palco il direttore dell’Istituto italiano di Tecnologia Roberto Cingolani nel suo intervento come sempre irresistibile, ciò che appare nuovo oggi sarà obsoleto tra poco, dunque dovremo pensare a nuove regole. E soprattutto, l’attuazione di quelle appena definite richiede attenzione da parte degli operatori del diritto, dunque innanzitutto da parte nostra. Non possiamo pensare di restare assorti di fronte ai cambiamenti e poi di poterci lamentare nei prossimi anni perché le norme che regolano la privacy, il diritto all’oblio, e più in generale l’uso della rete, ci paiono inadeguate. Dobbiamo intervenire ora.
Anche con l’invito ai governi ad esser più decisi nel richiamare all’ordine i titolari delle grandi piattaforme?
Intanto l’ordine è imposto dal Regolamento. Poi certo, di fronte all’uso incontrollato dei profili degli utenti rivelato dal caso di Facebook, lo stesso Zuckerberg ha ammesso di sentirsi travolto: ‘ Non avevamo calcolato un simile uso del mezzo’, ha detto. Noi avvocati dobbiamo dunque essere vigili sulle ulteriori disposizioni che nel nostro e in altri Paesi verranno adottate. Anche perché i nodi irrisolti restano evidentissimi: cito il caso di un mio cliente che ha chiesto e ottenuto di veder rimosso un articolo dall’online di Repubblica ma che si trova di fronte a quella stessa notizia ripresa da altri siti e tuttora indicizzata. È il punto di caduta di un tema decisivo e caro all’avvocatura, quello del linguaggio d’odio sul quale non a caso si è è mobilitato il Cnf. E che richiede appunto la nostra attiva presenza, anche con convegni come quello di questi due giorni.