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«Non roviniamo un modello che è stato imitato anche in altre città, una struttura che aiuta i bambini a non subire il trauma di una mamma in carcere». È l’allarme lanciato dal garante del comune di Milano affinché non venga chiuso l’Istituto di custodia attenuata per madri detenute (Icam). Un pericolo prospettato dal fatto che attualmente c’è solo una detenuta con il proprio piccolo. I costi sarebbero troppo alti e quindi ingiustificati per una persona sola.
Ma ciò in realtà è fisiologico e momentaneo. La pandemia ha fatto calare gli arresti e quindi, di conseguenza, poche detenute madri. Ma per ora. «Attraversiamo una fase difficile - dice il Garante - in cui è prevedibile che un contesto di pandemia abbia diminuito la micro- criminalità e quindi gli arresti». Ma è chiaro che si tratta di una fase. «Non roviniamo un modello - prosegue - che è stato imitato anche in altre città, una struttura che aiuta i bambini a non subire il trauma di una mamma in carcere».
Il discorso dei bambini dietro le sbarre è il tema forte. Tant’è vero che si è in attesa, si spera, di approvazione di una legge a prima firma del deputato del Pd Paolo Siani in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. L’obiettivo dell’intervento è quello di eliminare i profili problematici emersi in sede di applicazione della legge n. 62 del 2011, al fine di impedire che i bambini varchino la soglia del carcere, valorizzando l’esperienza delle case famiglia. La proposta di legge si prefigge l’obiettivo di vietare per sempre la custodia cautelare in carcere per detenute madri con prole di età inferiore ai 6 anni. Solo dove sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza il giudice potrà disporre la custodia cautelare in istituto a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Quindi solo come extrema ratio.
Saranno invece le case famiglia ad essere privilegiate con l’obbligo del ministero di individuare le strutture adatte. Il deputato del Pd Walter Verini, relazionando la proposta di legge, fa presente che il comma 1 modifica l’articolo 275 del codice, sopprimendo al comma 4 la clausola che consente la carcerazione in ragione di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Viene in tal modo attribuita natura assoluta al divieto di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere per donna incinta o madre di bambini di età non superiore a 6 anni con lei convivente (ovvero padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole). Ma nel frattempo, chiudere a Milano l’Icam diventerebbe dannoso, in attesa della legge. L’Icam è sicuramente il “male minore” rispetto al carcere vero e proprio.