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Roberto Giachetti, deputato di Italia viva
Il punto, sulle carceri, continua a essere la comunicazione. La soluzione normativa ci sarebbe, ma la priorità, per l’alleanza di governo, pare l’impatto sull’opinione pubblica piuttosto che sulla tragica emergenza negli istituti di pena. Così ieri il centrodestra ha optato per un elusivo silenzio nell’aula della Camera, durante la discussione generale sulla proposta Giachetti.
Il deputato di Italia viva, promotore della legge sugli “sconti di pena” insieme con la presidente di Nessuno Tocchi Caino Rita Bernardini (ora in sciopero della fame), non si è trattenuto dal dire che «arrivare in Aula senza il mandato al relatore per responsabilità della maggioranza», come in effetti è avvenuto, «manderà questo provvedimento a morire, ed è la cosa più vergognosa che questa maggioranza potrebbe fare».
I numeri parlano chiaro: sovraffollamento schizzato a un assurdo 130%, con i suicidi ormai a quota 45. Il prevalere dei timori per i presunti rischi in termini di consenso ( l’inerzia non ha evitato, al centrodestra, la sconfitta ai ballottaggi) affiora anche dalle parole del guardasigilli Carlo Nordio, che sabato ha puntualizzato come sul carcere non si possa pensare di ricorrere all’indulto, che è «una resa dello Stato». Ora, di indulto non parla nessuno, neppure Giachetti e Bernardini. Forse il ministro intende riferirsi, con quell’espressione, al più generale concetto di “sconto di pena”. E qui però siamo in piena contraddizione semantico-politica, perché, come emerso anche all’evento promosso due settimane fa dal Dubbio, il ministero della Giustizia lavora a un decreto che assorbirebbe, seppur in parte, la proposta Giachetti, che si limita a regolare il trasferimento in comunità dei reclusi con pena residua sotto i due anni ma che contiene anche una procedura più snella per l’esame delle istanze relative alla liberazione anticipata già prevista dall’ordinamento.
Si punta cioè a velocizzare la concessione di un beneficio, esistente, che è pur sempre un vituperato (dal governo) “sconto di pena”. Peccato che la misura dello sconto, 45 giorni ogni 6 mesi, sia ormai insufficiente, alla luce del sovraffollamento che in grandi istituti come San Vittore è al 230%, e dei 14.400 detenuti totali in più rispetto ai 47mila posti effettivi. Tanto che Giachetti e Bernardini speravano di veder accolta quanto meno la proposta di innalzare da 45 a 60 giorni la liberazione anticipata.
Forza Italia, che sarebbe d’accordo, ha espresso, per voce di Pietro Pittalis, solidarietà a Rita Bernardini e alla sua protesta nonviolenta. D’altronde, che sulla di giustizia prevalga una certa ambivalenza comunicativa lo dimostra anche l’Anm quando attribuisce alla separazione delle carriere il potere di minare l’autonomia dei magistrati. Manipolazione smascherata dall’Organismo congressuale forense, che in una nota ieri ha ricordato come il ddl costituzionale di Nordio non determini «alcuna modifica negli equilibri tra il potere politico e quello giudiziario» e lasci «inalterata l’obbligatorietà dell’azione penale».