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Francesca Mambro, ex terrorista italiana esponente del gruppo eversivo d'ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar)
Il caso di Alfredo Cospito «non sarebbe arrivato all’attenzione dei media se ad ottobre non avesse iniziato uno sciopero della fame» contro l’applicazione del 41 bis che «a tutti gli effetti è un sistema per cui la stessa Corte europea dei diritti umani non ci vede di buon occhio. E non potrebbe essere diversamente, perché il concetto di punizione inferta fino a rasentare la tortura non appartiene alla nostra cultura, a quella del diritto internazionale e delle leggi che lo regolano». Così Francesca Mambro, ex terrorista italiana esponente del gruppo eversivo d'ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar), in un intervento su 'Il Sussidiario'.
Ma la giustizia - sottolinea - «è uno dei servizi per il quale il cittadino paga le tasse, e come tutti i servizi va valutato anche in termini di efficacia. Un carcere che sia solo “duro” rende davvero la società un posto più sicuro in cui vivere?», chiede Mambro. «Punizioni esemplari su chi è già stato preso e messo in condizioni di non nuocere, ci aiutano davvero ad avere un Paese migliore? Quale efficacia può mai esserci nel tenere persone detenute per decenni senza che si apra una riflessione su quanto sarebbe efficace un sistema di risorse destinate alla prevenzione, all’educazione e alla riparazione per assicurare una reale visibile sicurezza?».