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«Nel nostro mestiere la fiducia e la reputazione sono le cose più importanti, e sono state messe in dubbio per otto anni: la durata delle indagini e del processo. È come se avessimo già scontato una condanna, anche morale». A dirlo, in un'intervista a La Stampa, è Victor Massiah, amministratore delegato di Ubi Banca dal 2008 al 2020. Si tratta della prima intervista rilasciata dopo le dimissioni, rilasciata il giorno dopo l’assoluzione perché «il fatto non sussiste» nel procedimento che, a Bergamo, lo vedeva imputato assieme ad altri trenta manager dell’istituto, tra i quali Giovanni Bazoli, presidente emerito di Ca’de Sass, che alla sentenza ha usato parole durissime : «È inaccettabile che la vita di incensurati cittadini e stimati professionisti e imprenditori sia stata sconvolta da una accusa ingiusta». Massiah era accusato di ostacolo alle funzioni di vigilanza mentre per un’altraipotesi di reato - l’illecita influenza sull’assemblea del 2103 - è scattata la prescrizione. «Una condanna l’abbiamo già scontata nei fatti - racconta Massiah -: per come ci hanno guardato l’opinione pubblica, le autorità di vigilanza, i colleghi. Per quanto ci sia la presunzione di innocenza il dubbio c’è sempre, il punto è farlo durare il meno possibile. Spero il governo Draghi lavori al meglio per una riforma che aiuti tutti, magistratura e cittadini, a migliorare l’efficienza. Non stiamo parlando della capacità di giudizio ma della efficienza mantenendo la qualità». Secondo l'ex ad, «alle banche, negli anni, è stato affibbiato un ruolo da cattivi: è un fatto. C’è chi ha cavalcato questa cosa, e non parlo della magistratura, ma di chi ha presentato gli esposti che hanno fatto scattare le indagini». Ma che migliaia di risparmiatori e piccoli soci siano finiti sul lastrico, con salvataggi a spese dei contribuenti e famiglie disperate è un dato di fatto, fa notare il giornalista. «Lei ha ragione. Dobbiamo fare una premessa: in ogni campo ci sono situazioni oggettivamente negative, nel caso nostro però nessun risparmiatore o cliente ha perso un euro, come purtroppo è avvenuto in altre situazioni. Dai noi le indagini sono partite da una serie di esposti fatti da qualche privato che poi ha transato con la banca che ci ha acquisito uscendone con un ritorno economico. Un meccanismo vizioso, va corretto. Il tutto in una situazione che si è dimostrata non penalmente rilevante. Non scordiamoci infine che questa lentezza nel procedimento ha anche portato alla prescrizione di una delle accuse: non è bene per nessuno». Una vicenda che ha danneggiato la sua carriera da manager, afferma Massiah: «Inevitabilmente in qualche modo crea un dubbio anche nelle autorità di vigilanza». «Dopo la crisi del 2008, che da noi è arrivata nel 2011 - continua -, le banche erano considerate causa del problema. Oggi, con l’emergenza Covid, sono la soluzione visto che sono state usate come trasmissione delle garanzie statali. Il fatto che si siano risolte situazioni di mala gestio e ci sia stato un cambio di paradigma non può che fare bene a tutti». Le banche italiane, assicura, «sono molto solide, si sono liberate dalla grande maggioranza dei crediti a rischio, c’è stata pulizia e hanno rafforzato il capitale». Oggi Massiah insegna come professore a contratto all’università Cattolica, «che ringrazio per la fiducia, e attraverso una serie di investimenti sto aiutando dei giovani a lanciare avventure di successo. Un esempio: il25 ottobre c’è inaugurazione del primo stabilimento di Planet Farms, che sostanzialmente produce insalata e in futuro coltivazioni di bassa altezza, dentro serre verticali che usano meno acqua e terra e stanno avendomi grande successo di vendite». E i cda non gli mancano: «Mi piace dedicare quest’ultima fase di lucidità della mia vita ai giovani».