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«In settembre le chiedemmo un incontro, affinché potesse ascoltare dalla voce di chi la vive quotidianamente, la condizione riservata a 5000 servitori di Stato che amministrano giustizia da lustri, che rappresentano il popolo italiano nelle aule di Tribunale, che sentenziano in suo nome, ma senza ricevere per il proprio operato che un indecoroso gettone di presenza, il cui quantum è finanche vergognoso qui ribadire». È quanto scrive la Consulta della magistratura onoraria in una lettera indirizzata al capo dello Stato nella quale lamenta «l'assoluto silenzio del ministero della Giustizia e delle istituzioni» di fronte alla protesta della categoria che sta riempiendo le piazze italiane e allo sciopero della fame intrapreso dal primo dicembre da due magistrate onorarie in servizio a Palermo. «La situazione, causa anche la gravissima situazione sanitaria che ha colpito la Nazione, è in via di ingravescente precipitazione, poiché molti magistrati onorari sono stati attinti dal covid-19, rimanendo privi di compensi, perché pagati a giornata col summenzionato gettone, se in aula, nonché di indennizzi di malattia, loro negati come tutti gli altri diritti previsti per i lavoratori dalla nostra Carta Costituzionale, quali previdenza, ferie retribuite e maternità. Nel corso delle ultime settimane le piazze italiane si sono riempite di toghe onorarie - si legge nella lettera -, armate di rose, codici, e toghe, a chiedere un intervento d'urgenza delle istituzioni volto a comporre una vicenda che sta umiliando una componente imprescindibile del sistema giustizia e che, presto, a causa di riforme assolutamente inadeguate e irrispettose dei principi di diritto nazionale e sovranazionale, lo porterà al definitivo collasso». «Le piazze e le Associazioni scriventi Le chiedono, signor Presidente, un intervento immediato e d'inarrivabile autorevolezza, che risulta indispensabile perché: in prima linea ci sono due donne, due magistrati onorari di Palermo in sciopero della fame dal 1' dicembre, ciò che desta in noi forte preoccupazione e sdegno, a fronte dell'assoluto silenzio del ministero della Giustizia c delle istituzioni. Ci sentiamo ancora un volta traditi di fronte alla totale assenza di cenni alla domanda di giustizia di queste servitrici dello Stato, un'assordante indifferenza in risposta ad un gesto dettato dall'esasperazione e che ha animato i colleghi scesi in piazza, composti e fieri, vicini a chi sta mettendo a rischio la propria salute contro chi da decenni ne calpesta diritti e dignità». I Padri costituenti, aggiunge la Consulta della magistratura onoraria, «hanno costruito la Carta Fondamentale dello Stato intorno al concetto di lavoro e la sua tutela, elevandolo a fondamento del proprio progetto politico. Le affermazioni di principio in essa contenute dovrebbero essere oggi patrimonio comune, eppure cosi non è per la magistratura onoraria. Stiamo attendendo da troppo tempo un riassetto della normativa che disciplini la categoria secondo i principi di diritto nazionale e sovranazionale e le affranchi dallo stato attuale, riconoscendole la dignità connessa alle funzioni esercitate, nel rispetto anche dell'utenza che fruisce dei servizi resi. Vorremmo che guardasse Sabrina ed Enza negli occhi, signor Presidente, occhi che parlano di un fisico devastato dalle privazioni, ma di un animo satollo di dignità. Le nostre richieste a desistere si uniscano ad una sua insigne voce, che qui invochiamo, affinché il suo intervento riempia il vuoto lasciato dall'intero panorama politico cui le colleghe si sono rivolte».