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«La magistratura onoraria aspetta da troppo, oltre 20 anni, non c’è più tempo: i colleghi si ammalano e ci lasciano senza diritto a nulla, i colleghi amministrano il 60% della giustizia pagati in modo indecente, i colleghi hanno una ridicola indennità ferma da inizio millennio, mentre l’apporto chiesto e fornito è esponenziale». Lo scrive, in un documento, La Consulta della magistratura onoraria, sottolineando che «preoccupano non poco le recenti esternazioni del Presidente del Consiglio, su una manovra finanziaria a saldi invariati, con un "rinvio anche delle storiche rivendicazioni", da riprendere in un secondo momento». Le statistiche ministeriali, si legge ancora nel documento, «evidenziano che lo Stato italiano si regge su questi lavoratori, come disse anche il vicepresidente del Csm Ermini in una recente intervista. Il Csm ribadisce in Europa, nei pareri scritti per l’Avvocatura di Stato, che le procedure concorsuali in essere sono finalizzate a riconoscere "tutte le garanzie proprie di un lavoratore subordinato", mentre la realtà è, rispetto al dovuto, un trattamento al ribasso e mortificante, parametrato ad un "tertium genus" inconferente, come le Istituzioni europee hanno stigmatizzato». L’Italia, ricordano le toghe onorarie, «è stata ammonita per il grave stato d’illegittimità in cui versa, per il complessivo status, pre e post riforma Cartabia, riservato alla categoria, da cui deve uscire ora e non in futuro, onde scongiurare la altrimenti certa procedura di infrazione e le possibili ripercussioni sui prossimi fondi del Pnrr. Bruxelles ha dato tempo fino a novembre per rispondere in modo conforme. Il presidente Balboni - prosegue la Consulta della magistratura onoraria - indicò lo scorso dicembre la strada economica percorribile, nell’ambito della manovra finanziaria, quantificando le risorse necessarie e richiamando il Fondo esigenze indifferibili già previsto dalla legge di bilancio, somme già stanziate e da ridurre, in corrispondenza agli oneri necessari dal medesimo quantificati. Una parte è già stata stanziata nella scorsa legislatura, occorre l’ultimo passo - conclude - che 4700 lavoratori si aspettano. È una riforma di civiltà imposta dall’Europa che ora, più che mai, non può attendere oltre».