Il ministero della Giustizia qualche giorno fa ha annunciato l’avvio di una gara da 32 milioni di euro per l’ampliamento di nove istituti penitenziari mediante l’installazione di moduli detentivi prefabbricati. Nel gergo tecnico, si parla di “container”. L’obiettivo dichiarato è contrastare il sovraffollamento, con una procedura ristretta gestita da Invitalia che prevede la manifestazione d’interesse delle imprese entro il 10 aprile 2025.

Tuttavia, un’analisi dettagliata del progetto rivela che i nuovi posti letto previsti sono appena 384, una goccia nel mare rispetto ai 62.165 detenuti attuali e ai 51.323 posti regolamentari (molti dei quali inagibili). Non solo: se mai venisse realizzato, dal documento emergerebbe uno stratosferico costo di 83.333 euro a posto letto, equivalente a quello di un piccolo appartamento in una cittadina italiana.

Il piano di ampliamento delineato nel documento tecnico di Invitalia prevede l’installazione di 16 strutture denominate “Blocchi Detenzione”, ciascuna progettata per accogliere 24 detenuti. La distribuzione geografica degli interventi segue una logica tripartita: nel Nord Italia verranno realizzati 5 blocchi (120 posti letto) tra gli istituti di Alba, Milano e Biella; il Centro-Nord ospiterà 6 blocchi (144 posti) tra L’Aquila, Reggio Emilia e Voghera; mentre il Centro-Sud vedrà l’aggiunta di 5 blocchi (120 posti) a Frosinone, Palmi e Agrigento.

Con un costo di 2 milioni di euro per ogni singolo blocco, l’investimento totale ammonta a 32 milioni, destinati a moduli prefabbricati in calcestruzzo trasportabili, dotati non solo di celle e servizi igienici, ma anche di spazi comuni come palestre e biblioteche, oltre a impianti di sicurezza avanzati. I lavori, secondo le previsioni, dovrebbero iniziare a maggio 2025 con una durata stimata di 240 giorni (circa 8 mesi), ma i collaudi definitivi slitterebbero almeno al 2026, delineando tempi dilatati per un’operazione presentata come urgente.

Spendere tanto per ottenere poco

Dalle specifiche tecniche di Invitalia emerge un dato emblematico: ogni posto letto nei nuovi moduli costerà allo Stato 83.333 euro, quasi quanto il prezzo di un monolocale. Il progetto, finanziato con 32 milioni, prevede la costruzione di 16 blocchi prefabbricati (24 posti ciascuno) per un totale di 384 posti aggiuntivi distribuiti in nove carceri. Una spesa esorbitante, considerando che l’intervento richiederà oltre 8 mesi di lavori, con collaudi non prima del 2026.

I numeri della Relazione tecnico illustrativa preliminare di Invitalia parlano chiaro: 2 milioni a blocco per strutture in calcestruzzo trasportabile dotate di celle, servizi, spazi comuni e sicurezza; 32 milioni il totale per i 16 blocchi, suddivisi in tre lotti tra Nord, Centro-Nord e Centro-Sud. Il costo medio di 83.333 euro a posto letto (calcolato dividendo 2 milioni per 24 detenuti) solleva interrogativi sull’efficienza dell’investimento, specie se paragonato ad altre soluzioni abitative. Con la stessa cifra, ad esempio, si potrebbero acquistare 640 monolocali da 50.000 euro l’uno (prezzo medio in tante piccole cittadine italiane), offrendo un alloggio a oltre 1.500 persone.

Nel contesto carcerario, invece, i 32 milioni serviranno per 384 detenuti. I numeri sono ancora più critici incrociando i dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: 62.165 detenuti a fronte di 51.323 posti ufficiali, molti inagibili. Anche ipotizzando una capacità effettiva di 51.323 posti, l’aggiunta di 384 posti porterebbe il totale a 51.707, lasciando un deficit di 10.458 posti.

Il documento specifica che i blocchi sono “trasportabili e smontabili”, sollevando dubbi sulla durabilità. Sebbene dotati di impianti avanzati (videosorveglianza, climatizzazione), i moduli replicano criticità delle carceri tradizionali: celle da 4 posti, spazi comuni ridotti, cortili limitati. Una soluzione emergenziale, non strutturale, rischiando di diventare definitiva senza piani a lungo termine. L’intervento, se realizzato, darebbe un lieve sollievo a singole strutture, ma non altererebbe il quadro nazionale.

Con 384 posti aggiuntivi, il tasso di sovraffollamento rimarrebbe al 123% (62.165 detenuti vs 51.707 posti), vicino alla soglia che provocò la condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Servirebbero politiche coraggiose, come richiesto dal deputato Roberto Giachetti (Italia Viva) e dall’associazione Nessuno Tocchi Caino, allineate alle raccomandazioni di Antigone, dell’osservatorio delle camere penali e dei garanti territoriali: potenziamento delle misure alternative, ampliamento della liberazione anticipata, amnistia. Si aggiunge il nodo delle risorse umane. Come ha dichiarato al Il Dubbio Gennarino De Fazio, segretario della UilPa Polizia penitenziaria: «Ma, al di là dei moduli prefabbricati, con quale personale?».